In tema di futuro sostenibile

Si possono seguire molte strade per tentare di lasciare un po’ di futuro alle prossime generazioni.
Alcune addirittura impensabili e a prima vista impraticabili.

Non è facile cambiare stile di vita, abitudini, rapporti umani, consumi …

ma perlomeno sappiamo che qualcuno ci sta provando:

http://scollocamento.ilcambiamento.it/
 
 http://www.ilcambiamento.it

http://www.paea.it/

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Francenigo 11 Novembre 2012

Incrocio Via Bocca de Cal con Via Cesiol
Ore 13.05

Via Memi Celant
area retrostante Condominio San Tiziano
Ore 13.12

 

 
Via per Brugnera
Fiume Aralt, area antistante distributore
ore 13.16


dal ponte sul fiume Aralt in Via dei Fracassi
ore 13.21

 

Via del Molino
incrocio con via dei Fracassi
ore 13.23

 
Localitaà Calderano
Via Benedetti
incrocio con via Ungaresca
ore 13.25

Località Calderano
Via Ungaresca
incrocio con via Benedetti 
ore 13.33

Via Mazzul da incrocio con via Bruna
ore 13.39

 
Via Fratelli Rosselli
ore 13.43

Fiume Vistort alla fine di Via Bocca de Cal
Ore 13.43

Fiume Vistort alla confluenza con la Livenza
Ore 13.54

 
Via per Brugnera
Fiume Aralt, area antistante distributore
ore 16.00

ViaBiadene
ore 16.00

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Nuovi ma Vecchi






Il servizio di La Repubblica Giappone: immensi tunnel contro le inondazioni  (http://video.repubblica.it/mondo/giappone-immensi-tunnel-contro-le-inondazioni/109589/107974) forse, non e´un buon esempio di informazione.

Il progetto descritto e promosso come esemplare, rappresenta uno dei vertici della cultura tecnocratica e settoriale.  Essa ha dominato la gestione delle acque nel ‘900, ha avuto il suo apice forse negli anni ’70 del secolo scorso in occidente ed esportata nel resto del mondo. La sua eredita´ e´ un insieme di tipi diffusi di infrastrutture dell’acqua. Il principio fondamentale che guida la loro forma e funzione e´ il controllo di enormi e rapidi flussi in ingressso e uscita da porzioni di territorio. Bacini, tubi di grande sezione ed estensione vasta, spesso nel sottosuolo sono elementi ricorrenti che raccolgono, concentrano, scaricano acque potabili, reflue, per l´irrigazione etc.. Se, da una parte, queste infrastrutture hanno risposto in modo efficiente e a specifici obiettivi, dall’altra, nel corso del tempo, hanno contribuito a genere problemi ambientali di ampia portata compresi la scarsita´o l’eccessiva concentrazione d’acqua e conseguenti allagamenti,  per i quali sono state progettate e realizzare. Queste “disfunzioni progettate” riguardano diverse parti del mondo compreso il Veneto. Di recente, a partire dalla evidenza dei molti e diffusi disastri, una recente revisione dei principi fondamentali di gestione delle acque e´ emersa nel dibattito mondiale in corso. L’esito e´ la progettazione e realizzazione di un diverso insieme di tipi di infrastrutture che interpretano ed integrano i caratteri spaziali, idrologici, ecologici dei territori nei quali si inseriscono; non si articolano nel sottosuolo ma in superficie; non sono grandi e centralizzati ma diffusi e di piccola scala; rendono visibile e utilizzabile l`acqua localmente come supporto alla qualita´ degli spazi e alla vita in generale. Sono esempi di una razionalita’ ecologica.

L’autore del servizio di La Repubblica non inserisce il caso trattato nel quadro dell’ attuale cambio di paradigma modiale sulla gestione delle acque e delle infrastrutture relative.  Conclude promuovendo questo progetto come esemplare; un valido riferimento. Ritengo non sia un buon esempio di informazione.


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