FOOD, INC.

In occasione della Settimana Unesco per la sostenibilità, lunedì 9 novembre alle ore 20 a Cinemazero di Pordenone, proiezione di
FOOD, INC.
di Robert Kenner (Usa, 2008)
Miglior documentario allo Slow Food On Film 2009
INGRESSO GRATUITO!
a seguire degustazioni di prodotti selezionati da Slow Food Pordenone
“Il film apporta un forte contributo al discorso sulla disastrosa situazione alimentare del pianeta. Racconta la storia di un sistema internazionale di produzione alimentare molto complesso in modo comprensibile, informativo, ma allo stesso tempo spettacolare.”
Chi vuole venire con noi ci contatti al n. 347 3698021.
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Agricoltura, prezzi e OGM

Allarme. Coldiretti: Il pagamento ai produttori è tornato indietro a venti anni fa
I prezzi nella grande distribuzione sono invariati, ma i contadini hanno avuto il 16% in meno Resistere. Questo l’appello lanciato alla categoria dal presidente trevigiano Coldiretti, Fulvio Brunetta: «Resistiamo al settembre nero dei prezzi pagati agli agricoltori per cereali, uva, latte e per tutto il resto del nostro paniere agricolo». Una situazione dei prezzi, quella denunciata da Brunetta, “contraddittoria” e“drammatica”. «Ogni giorno constatiamo che il nostro lavoro e i nostri prodotti ci vengono pagati come vent’anni fa -prosegue il presidente di ColdirettiTreviso -con la bella differenza che i costi di produzione rispetto a quel tempo sono forse più che decuplicati». Eppure le nostre produzioni sono considerate eccellenze nel mondo. «È proprio questo il punto. Non possiamo permetterci -aggiunge Brunetta-di abbassare il livello della qualità dei nostri prodotti. Se facciamo solo un passo indietro ci giochiamo fette di mercato poi difficilmente recuperabili. Oggi la situazione è che per i produttori i prezzi pagati sono sempre più bassi, mentre per i consumatori sempre più alti. I prezzi dei prodotti sono crollati del 16%, ma per i consumatori sono rimasti praticamente stabili per la presenza di pesanti distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola che colpiscono gli agricoltori e i consumatori».

La riflessione deriva dai dati dell’ultimo bollettino Unioncamere che evidenzia un aumento del giro di affari del 2,8% nella grande distribuzione nel periodo maggio giugno 2009. Qui i prezzi sono stabili (-0,1%) eppure i contadini hanno ricevuto il 16% in meno, per Ismea. Con punte negative del prezzo dei cereali sceso del 33%, contro un aumento del pane del 2,2%.

Gli OGM danneggiano l’ambiente e minacciano la biodiversità

Da sempre la biodiversità è considerata di fondamentale importanza per il nostro ecosistema: è la ricchezza della vita sulla Terra composta dalle molteplici varietà di fiori, piante e animali che garantiscono la vitalità del nostro pianeta. In quanto parte della biodiversità, l’uomo ne sfrutta i servizi per il proprio sostentamento quotidiano: cibo, acqua, energia e risorse fondamentali sono il patrimonio a cui l’uomo attinge fin dai tempi delle caverne. Spesso però questo utilizzo ha assunto i caratteri dello sfruttamento e dello spreco di risorse fino ad acquistare dei livelli di preoccupazione mondiale. Un impoverimento della biodiversità, infatti, comporta dei danni su più livelli, a cominciare da quello ecologico, poiché si compromettono le funzionalità degli ecosistemi. A livello economico, invece, si riducono le risorse genetiche potenziali. Ultimo ma non meno importante è il danno che si registra a livello culturale: perdere la biodiversità significa perdere quel ricco e complesso tesoro di saper fare, conoscenze e relazioni umane ad essa legati e collegati ad un territorio specifico un tempo retaggio del mondo contadino. Salvare la biodiversità significa salvaguardare un patrimonio genetico, economico, sociale e culturale di straordinario valore. Per tutti.
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Gli OGM “non hanno rese agricole superiori”
Ad aprile è stato pubblicato un rapporto americano che attacca la garanzia di più forti rendimenti degli OGM. Non è il primo studio a mettere in dubbio l’efficacia degli organismi geneticamente modificati, eppure i paesi e le superfici coltivate con OGM continuano ad aumentare. Gli organismi geneticamente modificati (OGM) non vengono più criticati solo in Europa. Ad aprile è stato pubblicato un rapporto americano che attacca il principale argomento dei fabbricanti di sementi modificate: la garanzia di più forti rendimenti. Responsabile del rapporto è la Union of Concerned Scientist, un gruppo di esperti del MIT (Massachusetts Institute of Technology). Qualche settimana dopo, a inizio maggio, l’UE ha imposto il suo diritto a consumare carne bovina senza ormoni (gli Stati Uniti come contropartita continueranno a sovratassare una serie di prodotti alimentari europei). Ma il diritto di produrre e consumare alimenti senza ormoni non implica quello di produrre e consumare senza OGM?
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OGM e Monsanto: la catastrofe della soia transgenica in argentina
Avevano presentato gli organismi geneticamente modificati come la soluzione a tutti i problemi dell’umanità. Tra l’altro dicevano, c’è tutta una letteratura, che gli OGM non hanno bisogno di fertilizzanti chimici o di erbicidi. Non era così. Nell’Argentina dell’agroindustria della soia, secondo la ONG “Gruppo di Riflessione Rurale” (GRR) proprio l’agroindustria sta avvelenando una delle pianure più fertili del mondo dove per non morire di cancro si scappa via. Il principale colpevole è il glifosfato, un erbicida inventato dalla Monsanto ma oggi, essendo scaduto il brevetto, prodotto da più ditte. Si starebbero così moltiplicando i casi di tumori infantili, le malformazioni congenite, i problemi renali, le dermatiti, i problemi respiratori. Secondo uno studio dell’Ospedale italiano “Giuseppe Garibaldi” di Rosario, nelle zone fumigate ci sarebbe un aumento di tre volte dei tumori gastrici e ai testicoli, di due volte per quelli al pancreas e ai polmoni e addirittura di dieci volte al fegato.
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E’ arrivato il gelato ogm?

Una novità è in arrivo per la prossima estate: il gelato che non si scioglie grazie alla presenza di una proteina sintetica (ogm) conosciuta come “ proteina Isp” che ha avuto il via libera dalla commissione Europea. Il rischio di acquistare un gelato Ogm che non si scioglie grazie all’aggiunta di una proteina sintetica fa paura a quasi 3 italiani su quattro 72 per cento), che ritengono i cibi con organismi geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali. E’ quanto emerge d una indagine Swg, in riferimento alla notizia che con la prossima estate si potrebbe correre il rischio per la prima volta di rinfrescarsi con sorbetti transgenici che non si sciolgono grazie all’aggiunta di una proteina sintetica che ha recentemente avuto il via libera dalla Commissione Europea alla vigilia delle vacanze su richiesta della multinazionale Unilever. La contaminazione da Ogm del prodotto alimentare piu’ amato dai grandi e dai bambini avviene con una proteina sintetica isolata originariamente da un pesce artico e riprodotta in laboratorio attraverso la fermentazione di un lievito geneticamente modificato che potrebbe essere semplicemente etichettata come “proteina Isp”. Un vero “attentato” che mette a rischio la credibilità e l’immagine generale del Made in Italy nel mondo. Il consumo di gelato annuale è stimato in Italia in oltre 15 chili a persona. La ricerca di genuinità nel consumo di gelato è dimostrata dal fatto che tra le tendenze della nuova stagione si è assistito al tramonto dei gusti “artificiali”, come ad esempio il puffo, ad una riscoperta dei gusti di stagione e locali ottenuti da prodotti caratteristici del territorio come la frutta. In particolare si è verificata una moltiplicazione delle iniziative volte a garantire la genuinità del prodotto a partire dall’impiego di latte fresco di produzione locale al posto dei surrogati a basso costo. Cresce la preparazione casalinga di gelati che consentono una accurata selezione degli ingredienti, dal latte alla frutta, ma sul mercato non mancano però le novità come la produzione di gelati a base di latte d’asina particolarmente apprezzato per le sue proprietà, le agrigelaterie che offrono gelati ottenuti da latte appena munto in stalla o gusti a “chilometri zero” perché ottenuti da prodotti locali che non devono essere trasportati con mezzi che sprecano energia ed inquinano l’ambiente: dall’amarone in Veneto al pistacchio di Bronte in Sicilia, dal bergamotto in Calabria ai frutti di bosco di Cuneo. Esempi di creatività che hanno ulteriormente aumentato il numero di gusti disponibili che hanno oramai superato i 600.
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Contadini? Coltivatori? Agricoltori? Agricoltorindustriali? Imprenditoriagricoli?


Cos’è, in parole povere, il bioregionalismo?
Il bioregionalismo è la possibilità di rinnovare la nostra cittadinanza nella Terra attraverso uno stile di vita che tenga conto della necessità e del diritto per tutti, umani e non-umani, di vivere una vita dignitosa e significativa.
Che cosa significa ri-abitare un territorio e perché qualcuno oggi dovrebbe farlo? Ri-abitare significa vedere se stessi e il proprio luogo con occhi nuovi, significa percepire l’importanza di vivere in un ambiente sano e diversificato, significa finalmente comprendere che dalla salute delle acque, dei boschi e del mondo animale dipende la nostra stessa salute, significa capire che dal diritto di libertà e giustizia sociale dei popoli dipende la nostra stessa libertà e giustizia … significa quindi prendersi le proprie responsabilità, qui e ora, di fronte ai problemi che sono oramai su scala globale; ecco perché oggi è importante ri-abitare la terra in senso bioregionale.
Appartenere alla rete bioregionalista significa rifiutare la modernità? Il mondo moderno è il mondo in cui viviamo e quindi, che lo si voglia o no, non lo si più rifiutare, ma possiamo scegliere. Possiamo scegliere di scaldare l’acqua con la legna o con i pannelli solari, piuttosto che l’energia fossile; possiamo scegliere di coltivarci parte del nostro cibo o acquistarlo da produttori ecologicamente consapevoli e liberi dagli ingranaggi speculativi globali, piuttosto che dalla grande distribuzione; possiamo scegliere di ignorare le mode e comprare solo le cose di cui abbiamo effettivamente bisogno, piuttosto che essere succubi di un sistema che fa del consumismo la propria ragione di essere. Insomma, quello che dobbiamo fare è andare oltre la modernità e recuperare il buon senso, che peraltro la natura selvatica ci insegna in ogni momento, e cioè: consumare senza sprecare, produrre senza distruggere, vivere e lasciar vivere.
http://www.retebioregionale.ilcannocchiale.it/?r=28856
http://www.agricolturacontadina.org/
http://www.terranauta.it/a974/bioregionalismo/giuseppe_moretti_e_il_bioregionalismo_come_rinnovare_la_cittadinanza_nella_terra.html

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OGM

CON GLI OGM RISOLVEREMO IL PROBLEMA DELLA FAME NEL MONDO E DELLE MALATTIE ?

L’introduzione degli OGM in agricoltura viene giustificata con la tesi che le colture transgeniche garantirebbero una maggiore produzione alimentare ritenuta necessaria per sfamare gli 800 milioni di persone che soffrono la fame. In realtà, il problema dell’insicurezza alimentare è principalmente connesso ad una iniqua ripartizione delle risorse e non ad una eventuale sottoproduzione agricola; è anche necessario sottolineare che le coltivazioni geneticamente modificate non hanno dimostrato alcun vantaggio produttivo rispetto a quelle tradizionali.

La produzione odierna di cibo, quale media complessiva a livello mondiale, è tale da soddisfare l’attuale consumo umano fino a raggiungere un valore medio pari a 2.700 calorie al giorno, ben al di sopra del valore di 2.500 calorie, ritenuta la soglia minima media per assicurare un’alimentazione adeguata. Questi dati globali nascondono però profonde ineguaglianze: mentre nell’Europa occidentale disponiamo di 3.350 calorie pro capite al giorno (negli USA 3.570), nel Sud-Est asiatico non si superano le 2.350 e nell’Africa al di sotto del Sahara le 2.150! Difficile capire come le biotecnologie possano sanare tali squilibri; più facile ritenere che siano destinate ad aggravare le sperequazioni nell’accesso al cibo, legate principalmente alla mancanza di democrazia economica e sociale. A dimostrazione dell’assenza di una causalità diretta fra livelli di produzione nazionale e livelli di consumo, il Brasile, pur essendo il terzo esportatore mondiale di derrate agricole verso i paesi industrializzati, vanta il triste dato del 18% della popolazione in condizioni di insicurezza alimentare.

Finora, oltre il 70% delle piante transgeniche che sono state immesse sul mercato sono state manipolate per renderle più resistenti all’attacco di erbicidi prodotte dalle stesse multinazionali che producono le sementi, o in grado di produrre da sé sostanze insetticide. Nel tentativo di offrire una faccia presentabile alle biotecnologie agricole, alcuni sforzi della ricerca sono stati orientati verso un miglioramento qualitativo delle colture per assicurare una più adeguata copertura dei fabbisogni dietetici. Il riso alla vitamina A’ (anche conosciuto come golden rice) risponde a questa logica, ma la sperimentazione in corso non sembra mantenere le promesse dell’enfasi demagogica con cui è stata presentata: calcolando la quantità di vitamina A disponibile attraverso il riso transgenico, è stato stimato che una donna adulta può soddisfare un fabbisogno pari a 500 microgrammi con 3.75 kg di riso al giorno, una quantità che aumenta fino a 9 kg con la cottura! Anche in questo caso la soluzione risiede nella diversificazione alimentare e nell’inclusione nella dieta di vegetali naturalmente ricchi di vitamina A che sono spesso presenti in natura e che possono facilmente ed economicamente sopperire ai fabbisogni. Lo stesso Istituto Internazionale di Ricerca sul Riso (IRRI), impegnato nella sperimentazione del golden rice, ha recentemente affermato che siamo lontani da una sua commercializzazione, tanto da aggiungere che prima di cinque anni difficilmente verranno effettuate prove in campo, e che i nutrizionisti devono continuare a promuovere fonti convenzionali di vitamina A.

Le promesse di ricadute sociali degli OGM sembrano ad oggi più demagogia che scienza.

http://www.liberidaogm.org/liberi/default.php?flash=si

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Agricoltura sostenibile

Fao: occorrono sistemi agricoli più sostenibili e produttivi
4.02.09
Intervenendo al IV Congresso Mondiale di agricoltura di conservazione (AC), che si svolge in questi giorni a Delhi, un esperto della Fao ha dichiarato che l’agricoltura deve cambiare per riuscire a nutrire il pianeta

Gli agricoltori di tutto il mondo dovranno presto passare a sistemi agricoli più sostenibili e produttivi per riuscire a produrre il cibo necessario per una popolazione mondiale in aumento e rispondere alle sfide del cambiamento climatico
, ha affermato oggi Shivaji Pandey, direttore della divisione Produzione vegetale e protezione della piante.

“Il mondo non ha alternative se non perseguire l’intensificazione sostenibile della produzione agricola per soddisfare la domanda crescente di cibo e di foraggio, per alleviare la povertà e proteggere le risorse naturali. L’agricoltura conservativa è un elemento essenziale di questa intensificazione”, ha detto Pandey.
L’agricoltura di conservazione, o agricoltura senza lavorazione, consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza organica.

Pandey ha spiegato: “I metodi agricoli intensivi tradizionali hanno spesso contribuito a danneggiare l’ambiente, con la conseguenza di un calo della produttività, proprio quando invece il mondo deve raddoppiare la produzione alimentare per riuscire a dar da mangiare ad una popolazione che si prevede per il 2050 raggiungerà i nove miliardi di persone”.
“In nome dell’intensificazione in molte parti del mondo i contadini hanno arato il terreno in eccesso, hanno utilizzato troppi fertilizzanti, troppi pesticidi ed hanno fatto un uso eccessivo d’acqua”, ha affermato l’esperto. “Ma questo ha avuto conseguenze sull’equilibrio del suolo, dell’acqua, della terra, della biodiversità e su tutti i servizi offerti dagli ecosistemi. Tutto ciò ha causato un graduale calo dei rendimenti”.
In base all’andamento attuale, si prevede che il tasso di crescita della produttività agricola calerà dell’1,5% tra adesso ed il 2030 e di un ulteriore 0,9% tra il 2030 ed 2050, a paragone del 2,3% l’anno registrato dal 1961 ad oggi.
Nei paesi in via di sviluppo, i rendimenti delle colture sono calati, passando da circa il 5% nel 1980 al 2% nel 2005. Il rendimento del riso è sceso nello stesso periodo dal 3,2% all’1,2%, mentre quello del mais è calato dal 3,1 per cento all’1%.

Solo con un’intensificazione della produzione agricola che sia sostenibile si possono fare passai avanti verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio relativi alla riduzione di fame e povertà ed alla sostenibilità ambientale, ha messo in guardia Pandey. “Al momento andiamo nella direzione sbagliata”, ha aggiunto.

http://www.agricolturaitalianaonline.gov.it/contenuti/foreste_e_parchi/fao/sicurezza_alimentare_mondiale/fao_occorrono_sistemi_agricoli_piu_sostenibili_e_produttivi
http://www.ecoradio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=3899&Itemid=44

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