Bruciare rifiuti = crimine contro l’umanità

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Dominique Belpomme
(ARTAC, Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse)

CAM00012La premessa riguarda la situazione dove a uno storico cementificio è stato concesso di bruciare rifiuti nei forni inseriti nel proprio ciclo produttivo. Quindi ad un’attività produttiva già altamente inquinante (viene considerato attività insalubre di prima classa) viene concessa ulteriore attività inquinante e nociva.
Nelle settimane scorso le analisi effettuate in pollame allevato nella zona ha trova to valori di diossina in misura 3 / 4 volte superiori a quella consentita.
Fatto già accaduto anni addietro.

L’incontro viene introdotta dal comitato che organizza e che da anni segue la vicenda del cementificio. Il pubblico è numeroso e sono presenti molti amministratori locali m anche un consigliere regionale.
Viene riassunta la vicenda e ricordato che abbiamo una grande e grave responsabilità verso le future generazioni, evidenziando l’ormai riconosciuta relazione tra la nostra qualità della vita e l’ambiente nel quale viviamo.
Viene ricordato il percorso di anni tra conferenze, petizioni, incontri affiancati anche ma non sempre dalle istituzioni fino ad arrivare in Regione a Trieste. Viene chiesta una volta di più la partecipazione dei cittadini alle scelte che si operano nel territorio in cui vivono. Menzionando il prossimo pronunciamento del Consiglio di Stato sulla vicenda cementificio a cui sono ricorsi alcuni Comuni per essere stati esclusi dalla Conferenza dei Servizi si conclude citando il prof. Dominique Belpomme (Oncologo francese, Presidente dell’Associazione per la Ricerca e Terapia contro il cancro ARTAC) che ancora nel 2011 definì l’incenerimento di rifiuti “un crimine contro l’umanità”.

Pagina_1Dr. Gustavo Mazzi, medico, ISDE Pordenone
Ricordando come da ormai 7 anni segue assieme al comitato la vicenda, e chiamato a inquadrarla nel contesto del territorio locale, pone una domanda che ritiene fondamentale per affrontare qualsiasi ulteriore discorso: questo territorio ne ha bisogno? Abbiamo davvero tutti coscienza di cosa andremo a subire? Ce lo possiamo permettere?
Ricorda che il FVG sia parte di quella pianura padana ormai universalmente e tristemente conosciuta come area col peggior inquinamento atmosferico d’europa.
I dati del registro tumori FVG 1995-2005 danno un’incidenza maggiore rispetto alla media italiana, confermati poi nel 2009 e nel 2011. Certo rispetto ad altre regioni FVG è brava a gestire le patologie ma anche nel operare un’apprezzabile prevenzione secondaria (screening, test, checkup) però non si distingue dalla sconfortante incapacità nazionale, europea, mondiale di realizzare prevenzione primaria.
La differenza è sostanziale: la prima punta alla scoperta precoce delle patologie tumorali, la seconda mira ad evitarne le cause.
Ricordando come le sue tabelle siano ricavate da fonti ufficiali e istituzionali, mostra un’analisi 2013 ARPAFVG delle acque superficiali dove la presenza di agenti tossici è preoccupante, così come anche la presenza di residui da pesticidi rilevata negli alimenti, sottolineando come ci sia un grande problema nella considerazione del multiresiduo:
una mela con la presenza di 9 contaminanti tutti sotto i limiti di legge è a norma e adatta al consumo umano ma in medicina 1+1 può fare 3 ma anche 4 poiché la combinazione e l’interazione di singole molecole possono moltiplicare esponenzialmente i loro effetti.
Riporta quindi dati ricavati dall’INEMAR ovvero il catasto delle emissioni aria, un database utilizzato per realizzare l’inventario delle emissioni di inquinanti in atmosfera, le cui stime si realizzano a livello comunale per diversi inquinanti e combustibili utilizzando le metodologie definite in ambito europeo ed internazionale.
Poi mostra una tabella ISPRA relativa alla produzione rifiuti 2013/2014 che mostra il mediocre risultato FVG e sottolinea come il primato negativo spetti a Toscana ed Emilia Romagna dove, guarda caso, c’è la presenza numerosa di inceneritori. Un’altra tabella mostra la raccolta differenziata per provincia: Trieste è nettamente la peggiore in FVG ma ovviamente ha l’inceneritore a Servola.
Venendo al Friuli Occidentale studi del 2013 danno già evidenza di inquinamento dei suoli da metalli pesanti.
Inoltre lo studio delle correnti d’aria (venti regnanti e dominanti) dimostrano la vulnerabilità di zone ben definite circostanti al cementificio con la rilevazione significativa di particelle di alluminio, cromo, manganese.
Ricorda la possibilità per l’amministratore locale di gestire preventivamente queste situazioni con lo strumento urbanistico che può vietare la presenza di attività insalubri in parte o tutto il proprio territorio.
Ricordando che dei fumi derivati dalla combustione il 30% diventa cenere e può finire nel cemento ma il 70% diventa polvere e finisce nell’aria quando i filtri e  dispositivi risultano carenti o insufficienti a bloccarne la diffusione.
Segnala che la diossina permane e si accumula nel suolo per decine di anni.
Si pone infine degli interrogativi quando vede che ci sono direttive che in contraddizione con analoghe direttive esistenti consentono emissioni maggiori per specifiche attività produttive.
Conclude con alcune proposte avanzate da ISDE con l’invito pressante a ridurre qualsiasi tipo di emissione, a calcolare i residui tossici x ricaduta e non per quantità, controlli in continuo sui camini e sulle fonti di emissione ricordando che nell’INEMAR il valore di riferimento auspicato per emissioni di diossina è zero, segnalando anche come l’utilizzo di dispositivi come il deposimetro rilevino le polveri che si depositano liberamente nell’atmosfera da quel momento in poi mentre l’analisi del suolo calcola tutto quello che già contiene.

Pagina_2Prof. Gianni Tamino biologo ISDE
Esordisce ricordando che in natura non esistono i rifiuti regolandosi attraverso la catena degli organismi viventi strutturati in un sistema circolare, ciclico.
Ad esempio la materia prima della fotosintesi è lo scarto della nostra respirazione.
La combustione interrompe questa circolarità e impedisce di fatto il riciclo perdendo quindi definitivamente una risorsa. I processi produttivi delle attività umane bruciano combustibili fossili e si inseriscono in un sistema lineare senza recupero.
L’umanità ha sempre prodotto rifiuti ma per millenni relativamente pochi e soprattutto organici.
La rivoluzione industriale e i prodotti di sintesi hanno alterato questo ciclo.
Venendo al cemento.
Non è vero che consumi di energia e di cemento (possono solo crescere)  e questo lo sta dimostrando la crisi mondiale. A livello legislativo il decreto Clini costituisce un ostacolo sconcertante alla raccolta differenziata consentendo l’incenerimento dei rifiuti anche nei cementifici che possono così inglobare nella polvere di cemento le ceneri residue ma consentendone anche emissioni più alte con limiti maggiori.
Ricorda che il 90% delle molecole presenti nei fumi è sconosciuto poiché combinato tra loro, mentre viene cercata e monitorata la presenza di alcuni tra questi composti ad esempio diossine e PCB.
Cita la legge fisica della meccanica classica per la quale “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” del de Lavoisier per cui da 3 tonnellate di rifiuto bruciato si ottiene 1 tonnellata di ceneri e queste sono conseguenze di qualsiasi tipo di combustione.
Studi epidemiologici pubblicati e riconosciuti dimostrano come la popolazione infantile che vive nelle prossimità di inceneritori sia mediamente più malata di quella che non ne è vicina.
Continua sottolineando come i limiti di legge si riferiscano a valori di peso delle molecole mentre diventa assai più significativa la superficie che queste molecole espongono una volta nel nostro organismo.
Trattando di volumi il rapporto a parità di peso tra PM1 e PM10 è 1000 e non 10.
Rammenta ad esempio che gli ossidi azoto, di zolfo e altri innescano polveri secondarie e ozono nei mesi estivi.
Altri studi riportano come il rapporto tra presenza di polveri sottili e rischio patologie o morte aumenti sia direttamente proporzionale e collegato.
Cita poi l’esistenza di norme sulle emissioni (ovvero ciò che esce dai camini) e sulle immissioni (ovvero ciò che ricade da tutte le fonti inquinanti) e che dal 2013 lo IARC riconosce le polveri sottili come accertato cancerogeno.
L’alternativa all’incenerimento è la raccolta differenziata regolata dalle 3R:
Ridurre, Riusare, Riciclare poiché è fondamentale l’obiettivo di reimmettere nel ciclo produttivo gli elementi prima scartati e poi recuperati.
Togliendo poi una volta per tutte ogni forma di incentivo alle attività di incenerimento dei rifiuti, cosa che ne toglierebbe definitivamente qualsiasi convenienza economica.
Prosegue poi con la vicenda locale.
Affermando che la diossina è pericolosa a picogrammi (un bilionesimo di grammo ovvero un milionesimo di milionesimo di grammo!) agendo come interferente endocrino, avverte come diventi più importante controllare quantità e qualità dei materiali da bruciare. Il controllo dei fumi avviene ormai a fiamme fatte.
Segnala come in tutte le zone dove si bruciano rifiuti si riscontra la presenza di diossine nelle matrici organiche/biologiche e mostra l’esempio di Venafro nel molisano e Forlì nel romagnolo.
Spiega poi il fenomeno, sempre sottovalutato, della biomagnificazione ovvero quel processo per cui l’accumulo di sostanze tossiche negli esseri viventi aumenta di concentrazione man mano che si sale al livello trofico successivo, ovvero procedendo dal basso verso l’alto della piramide alimentare all’interno della rete trofica.
L’esempio più eclatante è costituito dal latte materno di mamme viventi nei pressi di complessi inquinanti che evidenziano la presenza di diossine con valori che, riscontrati nel latte vaccino per alimentazione, lo renderebbero fuorilegge.
Richiama e spiega infine il Principio di Precauzione, che valido in Europa non è riconosciuto dagli Stati Uniti e dal WTO e nemmeno dal TTIP ora in discussione.
Ricorda che l’attività privata d’impresa è normata e sancita dall’art 41 della nostra Costituzione come libera ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. È perciò subordinata all’art 32 che sancisce la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Conclude citando Lorenzo Tomatis oncologo italiano, direttore, dal 1982 fino al 1993 della prestigiosa Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro di Lione, (IARC) e il suo richiamo adottare il principio di precauzione e quello di responsabilità significa anche accettare il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi….evitare che si consideri l’intera specie umana come un insieme di cavie sulle quali sperimentare tutto quanto è in grado di inventare il progresso tecnologico”.

Dr. Giorgio Zampetti, geologo, Legambiente
Presenta lo stato dell’arte dei rifiuti in italia, che per il 39% finiscono in discarica, 19% inceneriti, 45% differenziai.
Ricorda come già negli anni ’90 Legambiente con l’iniziativa dei comuni ricicloni abbia premiato i comuni virtuosi che si distinguevano nella raccolta differenziata e cita esempi di realtà produttive, anche semisconosciute, che si inseriscono con successo nella filiera dei rifiuti ad esempio raccogliendo e differenziando pannolini e pannoloni.
Spiega poi come lo Sblocca-Italia vada dissennatamente in direzione contraria prevedendo la costruzione di nuovi inceneritori, contestati dalle stesse regioni, dimostrando come il governo non abbia alcuna strategia sui rifiuti e proponendo quindi il CSS come risorsa ma dimostrando solo di arrivare tardi, fuori tempo massimo.
Ricorda come per anni la contrapposizione sia stata tra difesa salute/ambiente e difesa posti di lavoro mentre ora le evidenze scientifiche portano alla condivisione di lotte e obiettivi.
Conclude ricordando alcune proposte dell’associazione ambientalista, come l’innalzamento degli oneri per il conferimento in discarica, l’attivazione della tariffazione puntuale, l’abolizione dell’incentivazione all’incenerimento dei rifiuti, la maggiore disponibilità di risorse per le agenzie ambientali e l’avvio di un ampio dibattito pubblico sul tema delle risorse, dei consumi e dei rifiuti.

Sono stati numerosi gli interventi dal pubblico tra cui quelli di versi sindaci, tra tutti il Sindaco Carli di Maniago capofila del ricorso al Consiglio di Stato, che rivendica la presenza degli amministratori locali nelle fasi decisionali di questi impianti;
ricorda poi l’importanza di agire in condivisione ad esempio con l’adesione al Patto dei Sindaci che prevede l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 40% entro il 2030 e ad adottare un approccio integrato per affrontare la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.

In conclusione
È chiaro che il caso specifico di Fanna è dissimile da quello possibile di Gaiarine e Paese.
Cambia la tecnologia, cambia il combustibile.
Rimangono le fiamme.
Rimane lo spreco di risorsa organica.
Rimane lo scopo di far soldi, e tanti, perché gli azionisti della piroazienda vanno tutelati.

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Cronaca Consiglio Straordinario del 12 febbraio 2016

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cenere-di-legna-fertilizzanteCerchiamo di proporre una cronaca sintetica del Consiglio Comunale Straordinario di venerdì 12 scorso, a beneficio dei tanti presenti ma anche e soprattutto dei troppi che si sono dovuti accontentare dell’ingresso della sala consiliare o delle scale se non addirittura tornati a casa per l’incapacità (voluta?) del Sindaco e dei suoi accoliti di prevedere una presenza così massiccia e partecipata sull’argomento del piromostro da parte della comunità di Gaiarine, improvvisamente informati solo grazie all’iniziativa delle minoranze sollecitate da alcuni cittadini (ambientalisti fanatici?!?!?) entrati in contatto con quanto di analogo sta accadendo a Paese di Treviso.
La sala è piena di gente e molti sono in piedi (di quanto accade fuori già abbiamo detto), imageSindaco, Assessori e Consiglieri sono schierati ma stranamente numerosi: si capisce il motivo quando le presentazioni spiegano che al banco consiliare siedono tecnici di una ditta privata che illustreranno un progetto privato che arricchirà un’azienda privata.
Tutto chiaro.
Anzi no. Capiremo ben presto il perché.
Il brusio è forte, si cerca un po’ di silenzio e il Sindaco apre la seduta presentandone motivi e scaletta. Subito qualcosa non torna quando parlando dei tecnici della Cortus (la piroditta) li presenta come nostri..
Nostri di chi? Per conto di chi? A libro paga di chi?
Si parte col primo punto all’ordine del giorno con il quale la giunta presenterà il progetto che declina subito (impropriamente) l’incombenza all’ingegner Maset, pirotecnico della piroditta. La parola passa al consigliere Andreetta che chiede subito in che veste sia presente e parli il piroingegnere.
È forse incaricato dal Comune?
No, risponde il Sindaco.
Andreetta chiede di verbalizzare (con tutti i rischi che questa richiesta comporta per le storicamente svagate sintesi del Segretario Comunale) questa risposta e richiama Statuto Comunale e Regolamento Consiliare che permettono interventi di tecnici e consulenti solo come professionisti incaricati. Conclude chiedendo perciò che l’intervento del pirotecnico proprio perché illegittimo sia rapido e circoscritto.
La parola passa alla consigliera Capuzzo che sottolinea l’indecoroso silenzio di otto mesi tenuto dal Sindaco e richiama a sua volta l’anomalia della presenza del pirotecnico che tutto può rappresentare ma non l’interesse pubblico e della comunità. Anomalia che è tale perché non consentita dal Regolamento Consiliare.
Il consigliere Bressan non interviene.
Nel concitato momento il Segretario suggerisce al Sindaco di inventarsi una votazione per poter ammettere in consiglio il  pirotecnico. Votazione che avviene con risultato scontato. Il pirotecnico può parlare.
Sconsolante vedere come vengono trattati i regolamenti e come si applicano le regole in questo consiglio comunale.
Ma tant’è.
Inizia quindi la pausa pubblicitaria.
Del tutto inutile riproporre qui l’intervento promozionale che può essere recuperato sul sito istituzionale della piroazienda. Ci sono invece proteste dei cittadini appena fuori la sala consiliare che faticano a sentire e nulla vedono. Il Sindaco replica che quella è la Sala Consiliare e quelli i posti disponibili e di fare silenzio se no manderà fuori chi non sta zitto.
Continua lo spot: il sito bla bla le serre bla bla il traffico bla bla l’urbanistica bla bla le leggi bla bla
Lo interrompe Andreetta segnalando una prima contraddizione ma gli risponde il piroimportatore (altro intervento privato).
Poi il Sindaco fa riprendere la pubblicità che illustra la tecnologia bla bla e qui il pirotecnico butta giù quelli che crede essere due assi riferendosi ad un documento ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e un altro del WWF svedese, il primo confutato da altro documento ISPRA e il secondo sconfessato da WWF Terre del Piave TV – BL: assi scartine, dunque.
È poi ancora spot.
Syngas pulito bla bla energia kw bla bla potenza mw bla bla rendimento bla bla.
Altre puntualizzazioni di Andreetta e Capuzzo ignorate dal Sindaco che manda avanti.
Gas bla bla turbine bla bla energia innovazione bla bla.
Il pirotecnico tenta un altro ricorso agli assi: cita indicazioni tratte dal sito WWF e le piega a proprio uso e consumo, poi torna alla tecnologia rimandando gli approfondimenti al sito richiamato.
Proteste di Andreetta e Capuzzo che pretendono spiegazioni in Consiglio.
Il Sindaco ignora ancora e manda avanti.
Evvai con lo spot bacini bla bla sistemi bla bla torce di sicurezza bla bla spegnimenti poi butta lì una domanda a se stesso “perché si fanno queste cose?”
La risposta corretta e onesta sarebbe: per far soldi.
No, sbagliato, si fanno queste cose per salvare il pianeta in ossequio all’obiettivo mondiale 20-20-20 per la riduzione della CO2.
Tenta poi ancora di usare altri assi: è stavolta la volta di uno studio di Veneto Agricoltura e questo dimostra quanto si è preparata la piroazienda per trovare giustificazione e appoggio perché il loro investimento risulti legalmente accettabile e sicuro.
Siamo già a 40 minuti di intervento, e poi ci lamentiamo della pubblicità in televisione.
Continua il pirotecnico con sarmenti bla bla norme bla bla combustione bla bla ceneri bla bla. Viene tirata in ballo l’ARPAV e uno studio sulle ricadute delle emissioni in atmosfera.
Andreetta contesta la millantata collaborazione del Vicesindaco Fellet che tenta di replicare.
Andiamo avanti, dice il Sindaco.
E lo spot continua etichettando i risultati come contributo non significativo.
Ad un certo butta lì una perla segnalando come la presenza di microparticelle dieci anni fa non sarebbero state nemmeno rilevate cosa che dovrebbe dimostrarne l’insignificanza. Peccato che questo dimostri, al contrario, quanto siamo indietro nel comprendere l’impatto reale di queste nuovissime tecnologie sull’ambiente e sulle nostre vite. Ma il pirotecnico fa il suo lavoro ed è pagato per farlo al meglio.
E con questo conclude lo spot.
Allora il Sindaco riprende la parola e tenta di giustificare l’intervento del pirotecnico non perché sia rappresentante della piroazienda ma perché lui non sapendo che dire e rivolgendosi agli uffici della regione che non ne hanno voluto sapere di immischiarsi ha pensato che tutto potesse essere ben spiegato dal pirotecnico stesso.
Una risata generale e gli applausi (ironici) del pubblico accompagnano quest’affermazione.
Facciamo le domande, dice il Sindaco.
La consigliera Capuzzo dice allora che nessuno chiede al Sindaco di sapere tutto (richiesta assai impegnativa) ma che questi avesse avuto l’accortezza di ricorrere all’ausilio di un tecnico super-partes sarebbe stato rispettoso, rassicurante e certo a maggior garanzia dei cittadini.
Prende la parola il consigliere Bressan fino allora silenzioso, con una premessa politica e una successiva dichiarazione più tecnica.
Riprendendo le critiche già avanzate da Andreetta e Capuzzo accusa di sconcertante oscurantismo una Giunta che tiene nascosto per otto mesi alle minoranze e ai cittadini un progetto così importante per il Comune e la comunità che meritava ben altro rispetto, sbagliando clamorosamente scelte comunicative e strategie politiche. Ribadisce quindi il suo approccio tecnicoscientifico al progetto dichiarando di non essere contrario a priori ma di cercare più informazioni tecniche possibili che gli permettano una valutazione.
Sottolinea però a questo punto la sua differenza da posizioni contrarie a suo dire pregiudiziali e malinformate. E si lancia in una disquisizione semantica tra ecologi ed ecologisti citando i suoi trascorsi, le sue conoscenze e le sue frequentazioni accademiche (che comunque rappresenta quello che è il suo personale vissuto che non è esattamente esperienza universalmente rappresentativa).
Passa poi a spiegare la dieta (ovvero ciò che questo piromostro mangerà, ovvero brucerà, ovvero gassificherà, ovvero….) di questo impianto che per sua natura rende le emissioni diverse, più controllabili e per questo meglio . Parla di limiti: anche qui ne ha per tutti visto che ci sono limiti ambientali e limiti sanitari e quindi rispettare i più restrittivi limiti ambientali significa tutelare la salute per la cui tutela la presenza di inquinanti deve tendere allo zero per cui se tutelano questi figuriamoci quelli ambientali, vanno sottozero?
Dal pirofuoco si sposta poi per esemplificare all’acqua potabile e pure qui gli inquinanti devono rispettano limiti ambientali che cautelano più dei limiti sanitari che non vuol dire che questi tutelino di meno, anzi.
Bontà sua passa quindi alle domande tecniche e comincia con la garanzia degli ingredienti della dieta. Nella risposta si parla di materiali equivalenti in percentuale minoritaria.
Si inserisce anche Capuzzo chiedendo cosa significa minoritaria e che garanzie si hanno su questa e viene rassicurata da.. Bressan (?!?!?).
Che continua sui sistemi di abbattimento.
Su questi il pirotecnico risponde in linea di principio escludendo che l’impianto emetta polveri in quanto l’impianto non brucia. Allora Bressan gongolando integra e risponde per il pirotecnico e rilancia con ulteriori domande alle quali il pirotecnico, impreparato, si riserva di rispondere.
La domanda successiva riguarda il fatto di disporre di sole simulazioni sull’attività di questo impianto e quindi della necessità di controlli a posteriori e le loro modalità.
Tenta di inserirsi Andreetta ma viene zittito dal Sindaco e da Bressan che ricorda al Segretario di verbalizzare. Poi Bressan continua a rispondersi visto che il pirotecnico non lo fa.
Quindi chiede lumi sulla posizione del sito, poi sull’approvvigionamento di materiali che potranno arrivare da altre province, poi sul rendimento e sull’efficienza e sul diverso rapporto produzione/consumo termico nel corso dell’anno.
E dopo un’ora chiude con il ringraziamento del Sindaco che forse si rende conto solo ora che il tecnico ce l’aveva in casa e pure accondiscendente.
A questo punto prende la parola il consigliere Andreetta che evidenzia una netta differenza del fabbisogno termico estate/inverno a fronte di una produzione annua costante. Ricorda l’enorme consumo di acqua potabile necessaria al funzionamento ma anche il fatto singolare che impianti simili non siano stati a tutt’oggi realizzati.
Poi elenca la scansione cronologica dell’iter partendo dal maggio dello scorso anno e accusando la giunta di aver taciuto pur sapendo che a Paese non solo la contestazione era forte ma che un’amministrazione di colore assimilabile a quello di Gaiarine aveva preso una posizione nettamente contraria.
Riporta quindi le perplessità avanzate dall’Arpav che ha chiesto di rifare studi su un più ampio periodo di tempo ricevendo risposta negativa poiché non previsto dalla legge. Inoltre essendo un impianto prototipo privo di dati storici viene richiesta una perizia giurata che è stata rilasciata da professionista in età avanzatissima e perciò aldilà di un’eventuale responsabilità penale. Chiede al Sindaco se ne fosse a conoscenza.
Il pubblico sbalordisce, ne capisce il significato e applaude.
Tra l’altro costui è padre dell’amministratrice di un’impresa che partecipa all’affare.
Conclude ricordando che aldilà delle competenze tecnico/scientifiche basta leggere le carte stesse della piroazienda per capire come il progetto sia una scommessa economica e industriale che sta in piedi solo grazie agli incentivi statali sull’energia prodotta con una tecnica arbitrariamente assimilata a rinnovabile.
E chiede al Sindaco quale sia la sua posizione e cosa volesse fare.
Il Sindaco risponde sorpreso che si aspettava domande tecniche.
Prende la parola a questo punto la consigliera Capuzzo.
Presentandosi come non esperto né tecnico ambientale dice come cittadina di buon senso di credere nell’evoluzione tecnologica ma ancora non ha capito come non possa far male questo impianto.
Dichiara quindi il suo no all’impianto per tre motivi:
- nessun accenno al Principio di precauzione, principio sovraordinato a qualsiasi legge, principio sancito dall’Europa e che ha lo scopo di garantire la protezione dell’ambiente quando ci sono potenziali rischi ambientali, anche non definitivamente accertati.
- la poca trasparenza nell’intero processo e una prevalenza assoluta dell’interesse privato rispetto all’interesse pubblico, dove per pubblico si intende la comunità locale.
- la prossimità al Bosco Zacchi, bosco planiziale SIC ovvero Sito di Interesse Comunitario e ZPS ovvero Zona Protezione Speciale, appartenente a Rete Natura 2000.
Sul primo motivo rispetto alla possibilità che l’utilizzo di biomassa pesantemente intriso di fitofarmaci non abbia ricadute poi nel territorio e negli esseri viventi sotto forma di polveri sottili e nanopolveri viene prospettata come possibilità preoccupante da medici, biologi e chimici e a questa sera non avendo alcuna rassicurazione in merito. Inoltre il Principio di precauzione indica che un inquinante può e deve essere tolto ma non sostituito o aumentato in un ambiente già abbondantemente compromesso per la qualità dell’aria , come i continui allarmi sulle polveri sottili hanno ripetutamente testimoniato quest’inverno.
In questo senso vede anche la richiesta di integrazione dei dati fatta dall’ARPAV rimanendo basita dalla risposta arrogante della piroazienda che schermandosi dietro alla legge risponde di accontentarsi. Inoltre non c’è alcuna considerazione per l’accumulo con altri impianti a biomassa vicini cosa che impedisce una valutazione complessiva che però territorio ed esseri viventi subiscono. Ricorda ancora la sperimentalità dell’impianto e l’ipoteticità dei dati basati su simulazioni.
Sul secondo motivo ricorda gli otto mesi nei quali nulla è stato detto in sede istituzionale e alla comunità, limitandosi ad una isolata partecipazione ad una prima conferenza dei servizi dove di fronte allo spiegamento di ben otto pirotecnici il vicesindaco non ha sentito la necessità di farsi accompagnare da un tecnico di fiducia. Si dice stupita dalla mancanza della VINCA analisi di incidenza ambientale vista la prossimità del bosco SIC. Ricorda poi come gli adottati strumenti urbanistici comunali impediscano la costruzione di un simile impianto in quel luogo. Ricorda l’impatto visivo di camini alti quindici metri dal punto di vista paesaggistico. Fa cenno all’impatto sulla viabilità.
Si sarebbe aspettata una partecipazione più attiva del Comune di Gaiarine in sede di conferenza dei servizi che riconoscendo la propria incompetenza avrebbe dovuto avvalersi della consulenza di un tecnico. Si dice sorpresa dal fatto che nei mesi successivi nulla sia stato fatto e prodotto dall’amministrazione e dagli uffici tanto che per l’occasione è stato fatto intervenire il pirotecnico Maset per illustrare il progetto e ne sottolinea la tendenziosità nel citare fonti come ISPRA e WWF solo nei casi favorevoli tacendo quelli negativi, cosa che dovrebbe dirla lunga sulla capacità obiettiva di questa illustrazione.
Il terzo motivo attiene alla protezione e alla salvaguardia di un patrimonio naturale come il bosco Zacchi, sito protetto in tutti i modi e a tutti i livelli e per le sue caratteristiche estremamente fragile, che può davvero esser messo in pericolo dalla vicinanza del piromostro.
Conclude chiedendo più attenzione, più sensibilità, più capacità, più rispetto ricordando che ruolo del Sindaco è anche quello di autorità sanitaria locale, ed in questo senso aspettandosi azioni conseguenti.
E quanto fatto dall’amministrazione di Paese deve essere di esempio.
Il Sindaco risponde citando una legge regionale e poi ridà la parola al pirotecnico.
La sala rumoreggia chiedendo che sia lui a rispondere.
La Capuzzo insiste nel voler sentire il Sindaco e non più il pirotecnico perché le sue risposte essendo di parte le lasceranno sempre il dubbio.
Il Sindaco ribatte di tenersi il dubbio.
Ed è ancora il pirotecnico che tenta di parlare cercando giustificazioni in piani e obiettivi regionali e nazionali.
Ma la consigliera Capuzzo  ribatte che lei ha fatto delle affermazioni e che non ha bisogno di nessuna risposta. Al che il pirotecnico dice “che le affermazioni possono far più male delle domande“.
Grande. Finalmente ha capito che a Gaiarine ha trovato pane o per meglio dire  tralci avvelenati per i suoi denti.
Il Sindaco a questo punto è costretto a congedarlo  e il pirotecnico e i suoi colleghi se ne vanno, non proprio soddisfatti.
Prende però la parola il Vicesindaco Fellet e tenta di giustificare il comportamento suo e della Giunta ricostruendo la vicenda cronologica e spiegando come non abbiano potuto materialmente fare di più visto che dopo giugno c’è luglio e si sa come vanno queste cose in agosto non si può far nulla per cui poi settembre vola e siamo arrivati in dicembre che come tutti sappiamo ci sono le feste di natale ed eccoci qua, siamo a questa sera ma vi posso garantire che noi, io personalmente e il Sindaco che è il mio capo di governo ci siamo mossi e interessati con la massima attenzione.
Andreetta lo inchioda sulle date ricordando come a Paese entro luglio abbiano prodotto pagine e pagine di relazione e osservazioni e ai primi di agosto abbiano deliberato sulla cosa in base alla relazione della propria commissione.
Il Sindaco è in affanno, cerca nelle carte e risponde come può e riesce, giustificando il proprio operato come legittimo e doveroso ma il pubblico capisce che la verità è un’altra e rumoreggia ancora.
Allora Il Sindaco, incalzato ancora da Andreetta e Capuzzo, promette la nomina di un tecnico imparziale e super-partes che relazionerà sul progetto senza dare giudizi.
Il pubblico chiede che sia un medico o che almeno ci sia una collaborazione con una figura di tutela sanitaria. Le opposizioni offrono la massima collaborazione e suggeriscono e auspicano una commissione, un gruppo di lavoro apposito.
Il Sindaco conclude dicendo di chiudere la seduta ma dimentica che ci sono altri due punti.
La Capuzzo allora offre la propria disponibilità e quella delle minoranze ad un gruppo di lavoro ricordando come il Sindaco in quanto tale ma anche come consigliere provinciale abbia voce e capacità in sede decisionale pregandolo di prendere assieme a cuore la vicenda e tralasciando gli atteggiamenti rassegnati apparsi sui media.
Il Sindaco li rinnega prontamente.
Riprende la parola il Vicesindaco Fellet che legge un sua dichiarazione dove parla di democrazia, di verità, di Pascal, di sensibilità, accusando anche la malafede di chi parla di inceneritori per allarmare mentre il piromostro è altra cosa, continuando citando pregiudizi, parametri, legalità, il proprio impegno e la propria attenzione e la propria preoccupazione, crescita stabile e sostenibile.
Il pubblico sente ma non ascolta cercando di capirci qualcosa.
Ad un certo punto si sente terra dei fuochi e il pubblico si rianima.
Ma lui continua con il terrorismo psicologico, con il paesaggio circostante, energia ecocompatibile, bla bla bla. E termina.
Interviene il consigliere Bressan annunciando il suicidio politico di questa amministrazione ricordando come se è vero che sia la Regione a dire l’ultima parola è anche vero che riferirsi esclusivamente agli strumenti urbanistici diventa inutile se come ha detto il pirotecnico l’autorizzazione diventa variante urbanistica a tutti gli effetti. Poi segue tutta una serie di riflessioni e considerazioni su chi vota e quanto pesa il suo voto.
Infine rivolgendosi al capogruppo della maggioranza sottolinea l’indifferente atteggiamento di Sindaco, Vicesindaco e forse giunta nei confronti dei consiglieri della propria maggioranza aggiornati sugli esiti della conferenza dei servizi non due giorni dopo ma dopo forse una settimana.
Siamo agli sgoccioli.
Punto tre.
Bressan chiede da oggi come prosegue l’iter autorizzativo.
Un Sindaco ormai allo stremo riepiloga e all’auspicio della Capuzzo che questa volta vada il Sindaco in persona alla prossima Conferenza dei Servizi, lui risponde che sicuramente, questa volta ci andrà lui.
Sostanzialmente si chiude qui dopo un altro invito da Andreetta e Capuzzo e Bressan a condividere un percorso di conoscenza, informazione e preparazione.
Il Sindaco prende atto e Bressan auspica che anche il Segretario abbia preso non solo atto ma anche giusta nota.
Il Sindaco chiude il Consiglio e un cittadino chiede di intervenire.
Legge, dichiarandosi autorizzato a farlo dallo stesso autore, una relazione di un  ricercatore, Federico Valerio, il cui curriculum nulla ha da invidiare agli accademici ecologi citati da Bressan, che smonta totalmente lo spot propagandistico della piroditta.
Partendo dall’affermazione per cui le centrali a biomasse sono tutte illegali spiega che l’illegalità è dovuta al peggioramento della qualità dell’aria dei territori che le ospitano con l’immissione in atmosfera di importanti quantità di ossidi d’azoto, polveri sottili e ultra sottili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine…
La legge violata è il  Decreto Legislativo 155/2010 che, tra le sue finalità, prevede di  “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona e migliorarla negli altri casi”.
Cita l’esempio di come, a parità di energia prodotta (elettricità+calore), una centrale alimentata a biomasse legnose emette 42 volte più polveri sottili (PM10) di una centrale di pari potenza, alimentata con gas naturale. Sottolinea che in assenza di impianti di teleriscaldamento e senza il contemporaneo spegnimento di impianti termici poco efficienti,  alimentati con combustibili con fattori di emissioni superiore a quello delle biomasse utilizzate, sia inevitabile che tutti questi inquinanti provochino un sicuro peggioramento della qualità dell’aria e un proporzionale aumento di rischio sanitario per la popolazione esposta.
Questo significa che il rispetto delle concentrazioni di inquinanti nei fumi, ammessi dalla Legge è una condizione necessaria, ma non sufficiente, al rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione e l’entrata in servizio di questi impianti.
Segnalando poi come una delibera della Regione Emilia Romagna faccia proprie queste indicazioni cautelative conclude evidenziando che, dati alla mano, in tutte le aree servite da gas naturale, il più pulito combustibile di cui possiamo disporre, sarà impossibile che l’uso energetico di biomasse al posto del gas naturale, possa lasciare inalterata, e tantomeno migliorare, la qualità dell’aria del territorio interessato alle ricadute dei fumi prodotti dal nuovo impianto.
L’autorizzazione ha valore solo se il progetto dimostra anche che l’entrata in funzione dell’impianto  “mantiene la qualità dell’aria ambiente, laddove buona e la migliora negli altri casi”.
L’intervento viene applaudito dai  presenti che fino all’ultimo sono rimasti e sono passate da poco le 23.
Il documento è reperibile integralmente al seguente link

Questa è la sintesi di oltre quattro ore di seduta, intensa e partecipata, comprensibilmente incompleta e imperfetta. Ce ne scusiamo ma pensiamo di aver reso fedelmente i concetti e le posizioni.
Crediamo infine che una nostra considerazione possa riguardare la responsabilità.
Nel corso degli anni della nostra Repubblica ci siamo convinti che l’essere cittadini in una democrazia rappresentativa esaurisca la nostra partecipazione con un voto che demanda a chi eleggiamo il compito di decidere per noi. Di fronte ad un progetto così controverso e rischioso ciascuno di noi è chiamato invece a portare il suo contributo sia tra i cittadini sia, e a maggior ragione, tra i loro rappresentanti istituzionali.
Quindi il nostro non agire e a maggior ragione il non agire dei nostri rappresentanti  comporterà una responsabilità diretta non solo per un via libera rassegnato o indifferente senza dimostrazione provata di garanzie, ma anche quella, assai più pesante e gravosa, di possibili conseguenze funeste per l’ambiente circostante, per gli esseri viventi che lo abitano, e per l’intera comunità.
Dio non voglia.
E nemmeno noi.

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Convocazione consiglio comunale Venerdì 12 Febbraio 2016

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Il Consiglio Comunale è convocato per il giorno di Venerdì 12 Febbraio  2016 alle ore 19.00 in seduta straordinaria pubblica di prima convocazione nella sala della sede municipale con il seguente ordine del giorno:

1. Illustrazione da parte della giunta comunale del progetto per la “costruzione di un impianto di cogenerazione, mediante pirogassificazione, alimentato a biomassa, con potenza elettrica pari a 2,074 MW e potenza termica pari a 8,600 MW, da realizzarsi presso il sito produttivo nel comune di Gaiarine (TV) in via Resteiuzza, proposto dalla ditta “Cortus Energy Italy s.r.l. “, con particolare riguardo a: localizzazione dell’impianto e compatibilita’ urbanistica, tecnologia utilizzata con relativi punti di forza e di debolezza, possibili impatti sulle matrici ambientali e sul territorio circostante, sistemi di abbattimento degli inquinanti ed eventuali misure mitigatorie o compensative, bacino di approvigionamento della biomassa, tempistiche di realizzazione, altri aspetti ritenuti salienti;

2. illustrazione da parte della giunta comunale dell‘iter autorizzatorio del progetto presentato dalla ditta “Cortus Energy Italy s.r.l.” e stato dell’arte del procedimento stesso;

3. posizione della giunta comunale e del gruppo consiliare di maggioranza “L’Impegno continua — Mario Cappellotto sindaco” in merito al progetto presentato dalla ditta “Cortus Energy Italy s.r.l.”.

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