L’acchiappastorie (2)

Si è completato il ciclo di tre letture animate tenutosi presso la Biblioteca Comunale in Villa Altan. Le letture hanno attratto un consistente numero di giovani spettatori e, nonostante fossero destinate ai bambini della scuola primaria, hanno visto la presenza interessata di alcuni ragazzi delle scuole medie oltre ad un buon gruppo di scuola dell’infanzia; la partecipazione è stata positiva per la sinergica azione degli insegnanti dell’Istituto Comprensivo e del Comitato di Biblioteca (caparbio nel sostenere quest’attività).
L’iniziativa ha promosso la lettura in un modo nuovo e coinvolgente (almeno per il nostro Comune) in quanto, svincolandola dalla realtà scolastica, ne ha messo in risalto sia il carattere di intrattenimento che
di fruizione estetica; la stessa ha permesso a molti piccoli lettori di affacciarsi, interessarsi e affezionarsi ad un luogo dedicato alla lettura e alla sua divulgazione con spontaneità; senza l’obbligo dei genitori (a volte quasi auspicabile) o degli insegnanti.
Il numero delle nuove iscrizioni al sistema bibliotecario è stato ragguardevole ed ha coinvolto sia mamme che bambini; lasciando intuire che se la sede fosse stata aperta anche i sabati precedenti e non solo nella giornata di venerdì, si sarebbero potuti avere riscontri ancora più positivi in termini di nuovi utenti.
Da sottolineare purtroppo come gli stessi volontari impiegati nel front-office, per quanto disponibili e attenti alle esigenze dell’utenza, possiedano esperienza e competenza limitate nella gestione di un servizio che implica conoscenze specifiche e attitudini relazionali spiccate, senza dimenticare che i continui cambiamenti del personale non aiutano a fidelizzare il pubblico, che possa vedere nella figura del bibliotecario un riferimento preciso, fidato, familiare.
Da sottolineare come proprio le famiglie del Comune di Gaiarine abbiano dimostrato sensibilità nei confronti delle attività cultural-ricreative dedicate alla formazione dei loro figli, dimostrando così come l’idea
di Biblioteca luogo accessorio (quasi surrogato di una sala polifunzionale periferica) sia interpretazione errata o parziale: se le proposte sono motivanti, le persone si spostano e acquisiscono consapevolezza circa le molteplici funzioni di un luogo nato per promuovere la lettura, ma divenuto col tempo spazio di informazione-relazione tra i cittadini.
È auspicabile quindi che la riappropriazione del “luogo” Biblioteca prosegua anche attraverso un ritorno alle origini, quello della promozione del libro proponendo altre letture animate dedicate a tutte le fasce
d’età (variandone le modalità di intrattenimento, magari) cosicché un evento d’eccezione si trasformi in una piacevole consuetudine d’incontro….

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Vitamina L come Legalit

Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino (Cinisi, 5 gennaio 1948 – Cinisi, 9 maggio 1978), è stato un politico, attivista e conduttore radiofonico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, che gli costarono la vita.
Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è un’organizzazione dedita a sollecitare e coordinare la società civile contro tutte le mafie e favorire la creazione e lo sviluppo di una comunità alternativa alle mafie stesse.
Nata il 25 marzo 1995, la prima iniziativa è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Sarà approvata a scadenza di legislatura la legge 109/96. Attualmente consta di 1300 gruppi locali e nazionali.
Libera Terra è il suo marchio che contraddistingue le produzioni delle cooperative che producono le materie prime su terre confiscate alla criminalità organizzata. Il presidente dell’organizzazione è don Luigi Ciotti, già fondatore del Gruppo Abele di Torino e direttore della rivista Narcomafie. Il presidente onorario è Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia.

Diversi i settori di lavoro di Libera: beni confiscati, formazione (scuole, università ed extra scuola), sport, Libera Terra, Internazionale e memoria.

I Cento Passi (cantano i Modena City Ramblers – scene dal film di Marco Tullio Giordana)

«La mafia non esiste!» (Piero Chiambretti intervista Marcello Dell’Utri)

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Radici a Legarolo Veneto

Non è una metropoli la cittadina di Legarolo Veneto ma nel suo piccolo ci si vive bene con molte delle comodità che il XXI secolo può permettere.
Quasi tutti lavorano, quasi tutti producono, quasi tutti si danno da fare: fabbrichette, artigiani, professionisti, operai, insomma una piccola
industriosa realtà del profondo veneto dove tutti o quasi conoscono tutti, dove ci si trova la sera in uno dei diciotto bar o taverne o cantine, dove ci si trova la domenica al campo di calcio oppure si prende il suv e si parte per mari, monti, laghi; e anche dove ci si dà da fare e ci si trova nella sagra paesana della “poenta zala e radicio rosso” o alla processione del patrono, che più d’uno dei numerosi ultracentenari ricorda apparso laggiù nella boschetta prima dell’argine, dove ora han costruito il centro commerciale.
Certo ogni tanto qualche intoppo, qualche nota stonata: un’aziendina che chiude, un terzetto di ventenni sfracellati sull’asfalto, una coppia di sessantenni che si separa tra il mormorio paesano, qualche sporadico extracomunitario che tenta di infiltrarsi nella pura lana veneta.
Ma sempre ben controllato e sorvegliato.

Insomma: brava zente veneta (in hoc vigno.. vignes!).
E anche alle ultime elezioni tutti insi
eme, tutti uniti: un voto unanime e plebiscitario (cossa zea ‘sta roba?) alla lista veneta, che fa il pieno di preferenze, col 99% (quel vergognoso del Rico, che so nono l’era garibaldin, so pare comunista e i là ciamà come berlinguer, Dio ne scampe).
Quindi Sindaco, Assessori, Consiglieri: tutti legarolisti, tutti con fazzolettone verde (anca el Rino, sì, Gennarino, i lo a visto tuti magnar radici e fasioi, poenta e luganega disendo che lù coea pissa là finìo, la ghe dà ‘l voltastomego).
Ed è una Giunta che finalmente fa e crea: posti di lavoro, case, capannoni, strade, ponti..
il motto è: schei fà schei!

E difende e coltiva valori e tradizioni, al grido di: «Col nostro
radicio le nostre radici!»
Ma improvvisa la meteora (coss’atu dita?), il fulmine a ciel sereno (aaahhhh! mejo)..
Don Checo, il vegliardo parroco del paese, alla soglia del 124° compleanno improvvisamente e inspiegabilmente manca all’affetto delle sue pecorelle, buon v
ecchio caro Don Checo, che ha praticamente battezzato tutti i Legarolesi seguendone con bonario rigore il percorso terreno e sorreggendoli negli ultimi anni di travagliato passaggio dalla demo-cristianità alla lega del radicio e delle radici.
Il paese intero, mentre ne piange la scomparsa (tutti in chiesa con Giunta e Consiglio al gran completo), si interroga, trepido e inquieto sul nuovo sacerdote. Già nell’omelia il Vescovo, anch’esso ormai ingrigito dagli anni e segnato dalle vicende umane, ha
omaggiato Don Checo rimpiangendo i tempi in cui la terra veneta era culla di contadini e artigiani prolifici e proletari ma anche di preti e missionari di buon cuore e buon’anima. Non è più così e ormai la messe indigena stenta (tra mistificazione finanziaria e manipolazione genetica) ma anche e soprattutto gli operai son pochi e quei pochi, stranieri!
Nell’attesa i fedeli Legarolesi promuovono veglie di preghiera mentre il Sindaco
allestisce un gazebo dove raccogliere firme e fondi per una petizione a favore del nuovo parroco, con lo slogan «prete vero se nò l’è nero», e il gruppo locale di Confessione e Assoluzione organizza una corrierata di tre giorni che affranchi e rinfranchi corpo e spirito dalla snervante attesa con un itinerario di preghiera e riflessione tra i rosari di Medjugorje e le roulettes di Isola e Portorose.

E alla fine ciò che deve compiersi si compie: è il 1° aprile 2011 e la comunicazione della nomina ufficiale arriva e ne viene data lettura in Consiglio Comunale Straordinario aperto a tutta l’ansiosa e numerosa cittadinanza.
È un Sindaco dal volto terreo e livido che chiede e ottiene il silenzio assoluto nella sala gremita e poi legge, non senza qualche difficoltà:

«Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Sacerdotum!
Est
reverendissimus et coloratissimus Kunta Kinte!
Nessuno meglio di questo devoto servo del Signore può rappresentare e interpretare e sostenere la fede nelle radici venetocristiane del vostro piccolo grande paese di Legarolo Veneto.

Pregate per me come io prego per voi»

il vostro Vescovo

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