Influenza suina: Garattini, su vaccino pressione delle aziende
Lo dice senza mezzi termini il farmacologo Silvio Garattini: se il virus A/H1N1 della nuova influenza non muterà, acquisendo dunque una maggiore virulenza rispetto allo stato attuale, la vaccinazione di massa annunciata dal governo italiano e da quelli di molti altri paesi “non è necessaria”. Una corsa al vaccino, quella determinatasi nelle ultime settimane – mentre i vari colossi farmaceutici impegnati nella produzione si preparano ad avviare la sperimentazione clinica sull’uomo da agosto – che Garattini considera quanto meno eccessiva. Tutto si basa, dice in una intervista all’ANSA, su “ipotesi, di cui non si sa se siano vere o meno”. Perplessità, dunque, sulla reale opportunità ed efficacia dei piani di vaccinazione di massa. Ma non solo. Dietro quella che l’esperto definisce, appunto, una “corsa”, si cela altro. Si celano, afferma, enormi interessi economici.
Ed anche questo Garattini lo dice in modo chiaro: “Al momento c’é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche”. Un’opinione fuori dal coro, quella del direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che invita anche a un’ulteriore riflessione: l’attenzione è tutta sulla nuova influenza e “si dimenticano – denuncia – le altre tragedie sanitarie in atto” come l’Aids e la malaria...
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Metti una sera a cena
… La sera, il Ministro della salute Maurizio Sacconi rientra a casa. Si siede a tavola. Accanto a sé la moglie, Enrica Giorgetti. Trascurando i dialoghi privati tra i due. E’ credibile che parleranno anche di questioni legate al lavoro di ognuno? Sì. Bene. Ma se lui, dirige un Ministero, quello della salute, che stabilisce, attraverso la AIFA (Agenzia italiana farmaci) i prezzi dei farmaci, ma anche quali farmaci ritirare dal commercio e quali no e anche, per restare all’attualità, se rendere obbligatorio il vaccino contro il virus dell’ A/H1N1 (conosciuto erroneamente come influenza suina) oltre che per le fasce, cosi dette a rischio, anche a soggetti tra i 2 e i 27 anni per un totale di 15,4 milioni di persone, considerando che il vaccino prevede due dosi significa che verranno acquistate 48 mln di dosi di vaccino pandemico, stiamo parlando di un giro d’affari che si aggira sui 10 miliardi di dollari e 600 milioni di dosi prenotate per tutto il mondo; e lei è Direttore Generale di Farmindustria che rappresenta politicamente, diciamo, tutte le aziende farmaceutiche italiane? La conversazione tra moglie e marito assume contorni inquietanti? Sì…
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Archivio dell'autore: Roberto Feletto
Zaia: me piase el vin
Dal Blog: http://antefatto.ilcannocchiale.it
Zaia: me piase el vin
Quando c’è una causa nobile in cui buttarsi Luca Zaia – ministro gel dell’Agricoltura (per non rischiare di essere spettinato dal vento dei campi fa un ampio uso di gel o brillantina) non si tira indietro. Nel giorno stesso in cui tre ragazze ventenni muoiono a Roma nell’auto schiantata, mentre guidava un loro amico ubriaco (ferito, ma salvo), il ministro Zaia – Lega Nord e senso vivissimo degli interessi sia di vendemmia che di politica – dichiara: “Basta demonizzare il vino” (“La Stampa”, p. 10). E, a scanso di equivoci, ha dichiarato: “Bisogna smettere di considerare ubriaco al volante chi beve un paio di bicchieri”. Notare l’espressione. Nel colloquialismo italiano (non sappiamo nel dialetto di Zaia) “un paio di bicchieri” significa una bella bevuta. Tipo: “poi mi sono fatto un paio di bicchieri e allora sì che le cose sono andate a posto
Ma il ministro – uno che sul vino ama la chiarezza (“in vino veritas”) – non lascia il delicato argomento “bere-non bere” in sospeso, proprio mentre c’è un disastro automobilistico causato dall’alcool quasi ogni giorno, spesso con vittime innocenti, in tutta Italia, esodo, contro-esodo e giorni feriali: “No all’atteggiamento proibizionistico di chi chiede tolleranza zero sulle strade”.
Precisa: “Raccomando due bicchieri di un vino che non abbia più di 11 gradi, un prosecco o un rosso non troppo strutturato”. E poi ha trovato il nemico su cui spostare la colpa: “Perché non si guarda con altrettanta severità ai farmaci, agli antistaminici, ai tranquillanti?”. Presa di posizione coraggiosa, annota Fabio Carlesi dell’Enoteca Italiana di Siena. Zaia sarà contento, ma persino lui dovrà ammettere che è come ricevere da un lupo l’elogio della pecora. Hanno cautamente risposto alcuni medici, che non vorrebbero fare la fine di Boffo, osservando: “Non esistono livelli sicuri di alcool per mettersi alla guida. L’unica sicurezza è non bere”. Sfidando il suo capo (e sodale di Zaia) Maroni, il vice questore di Torino Cinzia Ricciardi ha osato dire: “Grazie alla campagna anti alcool dei media c’è stata una notevole riduzione del numero di vittime della strada.” Se fossero stati presenti, i due gerarchi leghisti avrebbero intonato in dialetto l’inno del territorio “Me piase el vin”. Sono ragazzi allegri più che sensibili, come dimostrano i loro respingimenti.
Pubblicato qui il 10/9/2009 alle 9.54 nella rubrica L’esorcista.
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XV° Palio dei Vecchi Mestieri a Francenigo
Storia antica e recente, tradizione e folclore, agonismo e competizione, rivalità e gioco, velocità e maestria, tecnologia e artigianato. Tutto questo nel Palio dei Vecchi Mestieri svolto anche quest’anno a Francenigo al culmine dei festeggiamenti della sagra paesana allestita dall’ARCUF.
Ovvero come trovare il modo di ricordare la storia recente del proprio paese attraverso quelle arti e mestieri (appunto) che gli artigiani di una volta proponevano arricchendo la propria comunità. E quindi il fabbro, il fornaio, la filanda, il mulino, il meccanico di biciclette, il falegname, il sarto, il casaro rivivono per una sera in un frenetico avvicendarsi di prove ora in velocità ora in abilità, collegate dal quasi dimenticato rotolare delle ruote di legno dei vecchi carri, tra l’incitamento schiamazzante e divertito degli spettatori e il turbinio variopinto dei colori delle contrade.
Come dire che a volte la storia si può tramandare al di fuori e al di sopra dei libri di testo.
Interessante l’intermezzo politico (con la giunta schierata al gran completo unita a pezzi di istituzioni locali superiori) che ha manifestato entusiasmo e adesione alle motivazioni e alle finalità del Palio, in una visione storica che affonda le proprie radici nella tradizione popolare che con fatica e impegno ha forgiato la classe imprenditoriale odierna, e che con la forza e la dedizione disinteressata dell’associazionismo e del volontariato ha permesso la nascita di un evento che nulla ha da invidiare ad altre ben più pubblicizzate e rinomate.
Speriamo che questo si traduca in un sostegno convinto e importante.
Un ultimo appunto da parte nostra: sono oggi ancora ben visibili la maggior parte dei riferimenti urbani che si ricollegano a quei vecchi mestieri. Il rispetto di quei valori e di quella storia impone ad amministratori ed urbanisti di mantenerli visibili a futura memoria evitando follie architettoniche sconvolgenti..
altrimenti il Palio dei Vecchi Mestieri sarà destinato a diventare un’allegoria nostalgica e quasi surreale.
Ah.. Per la cronaca: il Palio (trofeo della vittoria) è andato alla Contrada Biancoazzurra.
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Crisi economica mondiale, crisi di lavoro locale?
Ma nel nostro comune il lavoro c’è?
Ci sarà a settembre alla riapertura dopo le ferie?
OSSERVATORIO SUL NORD EST – L’AGENDA DEL NORD EST
Svolto su incarico de Il Gazzettino, che ne ospita anche la pubblicazione settimanale, rileva gli atteggiamenti politici e culturali di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento.
LA NUOVA EMERGENZA SI CHIAMA DISOCCUPAZIONE
Allarme disoccupazione, tra i cittadini del Nord Est. E’ quasi triplicato, Negli ultimi sei mesi, il peso assegnato al tema fra i problemi da affrontare con maggiore urgenza. Tre persone su dieci, nell’area nordorientale, lo mettono in cima alla lista delle questioni prioritarie, più di quattro su dieci lo collocano ai primi due posti. L’Osservatorio sul Nord Est aggiorna l’agenda di governo suggerita dai cittadini, che propone importanti novità rispetto alle precedenti rilevazioni. I dati pubblicati dall’Istat lo certificano: il nodo occupazione si ripropone in modo prepotente, in Italia. Dopo nove anni di calo ininterrotto, nel 2008 il numero di disoccupati è tornato a crescere nel nostro paese. L’inversione di rotta, per la verità, riguarda soprattutto il Sud, mentre nel Centro e nel Nord rimane ancora il segno “più”. Ciò nondimeno, gli effetti della crisi economica sono già chiaramente visibili anche nelle imprese settentrionali, sottolineati, ad esempio, dalla significativa crescita del ricorso alla cassa integrazione. Quanto basta perché – in attesa dei dati ufficiali sui primi mesi del 2009 – il timore di perdere il posto di lavoro si faccia spazio tra i cittadini.
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