Abitare un grande parco o una banale periferia?

Propongo di seguito una breve riflessione ed una proposta per un progetto differente di territorio. Il Comune di Gaiarine si trova in un momento cruciale, sul punto di svolta di scenari differenti. Nei prossimi anni abiteremo un territorio come grande parco o come banale periferia ?

E’ solo aprendosi alle sfide della contemporaneità e assumendo strumenti nuovi nel processo di riflessione e costruzione del progetto di ristrutturazione della forma del territorio che un comune come quello di Gaiarine potrà nel prossimo decennio confrontarsi con la qualità di altri spazi europei e diventare supporto a nuove domande emergenti da coloro che in esso vivono e lavorano e che pongono al centro la questione della qualità della vita.
Il Comune di Gaiarine si situa in una delle aree più dinamiche d’Europa, all’interno di uno spazio geografico e regionale che si estende dalle montagne dolomitiche ai litorali sabbiosi dell’Altoadriatico in meno di 150 km: un “ piccolo compendio dell’intero universo”. Negli ultimi decenni il territorio comunale, come molti altri, e’ stato investito da trasformazioni dello spazio fisico la cui intensità e accelerazione non hanno precedenti.
Il territorio che abitiamo, lo spazio nel quale ci muoviamo a piedi, in bicicletta, in auto, in autobus, in treno e’ cambiato sotto la spinta di nuove forze economiche, sociali, politiche.
Ad una visione aerea, la giustapposizione, all’interno dello spazio agricolo ancora dominante, di antichi insediamenti, fiumi e canali, ville, nuove lottizzazioni industriali, lottizzazioni residenziali, scuole, allevamenti, cantine non e’ priva di fascino. Esso restituisce l’immagine di un territorio-parco dove sono riconoscibili strutture di lunga durata. Percorso dall’interno, tuttavia, lo stesso spazio, restituisce sequenze sceniche spesso imbarazzanti.

Tutti i tipi di spazio sono stati investiti da una trasformazione dei caratteri specifici. Schemi formali rimasti dai secoli passati sono mutati. L’identità dei luoghi e’ andata in larga misura perduta.

Spazi urbani interni ai piccoli centri antichi come piazze e strade hanno subito demolizioni, ricostruzioni, sostituzioni di edifici. Le maglie fini costituite da corpi d’acqua, siepi, prati, piccoli boschi che formavano lo spazio agricolo si sono allargate; capezzagne, siepi, fossi sono state cancellate. Oggi lo spazio dell’agricoltura si articola in piatte, estese ed omogenee sequenze coltivate simili a piste d’atterraggio.
Le case coloniche sono ancora in larga misura abbandonate, recenti placche industriali o residenziali, nuove strade di dimensioni crescenti sono state inserite all’interno di questo tipo di spazio stabilendo rapporti di brutale giustapposizione rispetto alle trame agricole.
Le strade bianche bordate d’acqua e folte siepi sono mutate in spoglie strisce di asfalto. Le lunghe strade alberate di attraversamento, veri boulevard territoriali di collegamento tra i principali centri della regione sono diventati strade commerciali spoglie d’alberi e dense di capannoni. Auto e mezzi pesanti permeano l’intera rete stradale penetrando sin dentro i piccoli centri.

Lo spazio del quotidiano e’ diventato più difficile da percorrere ma anche da descrivere.

Il territorio che abitiamo registra, con maggiore frequenza che in passato, problemi dell’ acqua, dell’aria, del suolo, del traffico, a tutte le scale di osservazione, dal livello della casa quello del Comune e della Regione.

Lo spazio del quotidiano e’ sempre meno spazio del comfort e sempre di più spazio del rischio.

Le conseguenze non previste dalle trasformazioni degli ultimi decenni hanno aperto una condizione di crisi tra la società e il territorio a supporto di essa, ma anche all’interno della società. Sono incrementati negli ultimi anni i conflitti tra i principali attori delle trasformazioni e gruppi di cittadini.

Più di recente, alcuni importanti cambiamenti che stanno investendo lo stile di vita di una parte della società, le tecniche di gestione più sostenibili delle aziende agricole e industriali, insieme alle qualità ancora presenti nel sistema delle acque, nei piccoli centri, negli spazi dell’agricoltura, rappresentano opportunità per ripensare la costruzione del futuro secondo regole differenti.

Alcuni principi di sostenibilità sono stati integrati all’interno di nuove politiche di governo del territorio ma siamo ancora lontani da forme progettuali coerenti capaci di spingere le sfide emergenti verso forme di territorio innovative.

Nei prossimi anni il processo di trasformazione continuerà ed investirà il territorio del Comune di Gaiarine e quello di prossimità, di altri oggetti di enorme dimensione: ancora edifici della produzione, circonvallazioni e raccordi autostradali. Altri si depositeranno all’interno dei centri. Le relazioni che stabiliranno con il contesto nel quale si insedieranno saranno, in larga parte, di giustapposizione e indifferenza ai caratteri specifici del paesaggio esistente, una minaccia concreta alla qualità ecologica e spaziale ancora presente nel territorio.

Recenti pubblicazioni scientifiche internazionali descrivono come alcuni piccoli comuni italiani ed europei abbiano soddisfatto le nuove domande emergenti dalla società attraverso un progetto di territorio coerente che prende le mosse da una attenta lettura dei caratteri specifici e delle loro potenzialità.

Il Comune di Gaiarine si trova in un momento cruciale, sul punto di svolta di scenari differenti. Vivere e lavorare in un territorio come grande parco o in un territorio come banale vasta periferia ?

Un progetto che traduca in forma concreta e sostenibile i bisogni di comfort, di sicurezza, di leggibilità, in una parola di qualità dello spazio abitato e’ possibile a condizione che cambino le forme di costruzione del processo progettuale. Un approccio sperimentale e’ necessario perché la razionalità delle trasformazioni passate non offre risposte pertinenti, anzi, rischia di accentuare i problemi.

L’idea di parco e’ un modo per riflettere sui caratteri possibili dello spazio contemporaneo del Comune, per riconcettualizzare il paesaggio complessivo e le pratiche sociali che lo investono. Nell’idea di parco come forma di citta’ possono ricomporsi i frammenti di campagna, di naturalita’ e di urbanizzazione dispersa.

Mettere in relazione gruppi di interesse economici, amministratori, e università e’ la mossa più razionale per una “immaginazione concreta” di un futuro possibile.
Le sfide che investono il Comune di Gaiarine necessitano di un nuovo approccio nel modo di costruire il progetto. Si dovranno mettere al centro della riflessione il rapporto tra qualità dello spazio e qualità della vita, l’esplorazione delle condizioni ecologiche di lungo termine all’interno delle quali sia possibile immaginare la ristrutturazione degli spazi dell’abitare, del tempo libero, della produzione.

Un programma di governo per la prossima amministrazione potrebbe essere messo a punto a partire dall’idea che il Comune diventi un laboratorio progettuale dove problemi e opportunità emergenti diventino i temi sui quali i più brillanti studenti d’Europa e non solo, amministratori, esperti di varie discipline e cittadini si confrontano sulla forma del territorio.

Giambattista Zaccariotto IUAV Venezia, TU Delft Olanda

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Idee in Comune

Ecco le nostre proposte che guardano al futuro!
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1. trasparenza e partecipazione democratica

  • trasparenza per vedere
  • informazione per conoscere
  • democrazia per partecipare


2. territorio, pianificazione e vita

  • per non perdere e disperdere il patrimonio del nostro territorio
  • per progettare il nostro futuro scegliendo per il nostro comune: “parco” o “periferia”
  • per recuperare e migliorare la qualità della nostra vita


3. energia, risorse e futuro

  • scegliere senza dubbi l’energia inesauribile e pulita di sole, aria, acqua,
  • capire la differenza e il rischio delle risorse limitate e inquinanti,
  • piccoli impianti = piccoli impatti = responsabilità condivisa e partecipata
  • impegnarsi e scommettere sul cambiamento del nostro presente per rendere possibile e vivibile il nostro futuro


4. agricoltura, salute e alimentazione

  • scelta del biologico non come moda o tendenza ma come rispetto del territorio e delle sue risorse
  • la consapevolezza che la nostra salute inizia nei nostri campi e nei nostri piatti
  • il recupero dei prodotti locali e tradizionali come ricchezza della nostra storia


5. cultura, scuola e società

  • Conoscere per poter scegliere le migliori opportunità presenti e future, nostre e altrui, affinché il bene comune sia costruito secondo il contributo di ognuno, nel rispetto di somiglianze e diversità, dove diritti e doveri condivisi ci portino a crescere come individui e comunità


Partecipare per sentirsi liberi e sentirsi liberi di partecipare
Perché domani ai nostri figli non dovremo dire: “sapevamo ma non abbiamo fatto nulla per cambiare!”.
Tutto questo ma tanto altro ancora da dire, senza mezze misure, fora par fora perché noi ad Albina, Campomolino, Francenigo e Gaiarineci stiamo pensando!!

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se stasera sono qui

Questa sera ci ritroviamo a discutere la possibile costituzione di una lista fora x fora che partecipi alla prossima competizione elettorale. Per la prima volta si tratta di prendere una decisione impegnativa sulle attività future del gruppo. Per questo motivo ci auguriamo sia presente il maggior numero di cittadine e cittadini. Sarà l’occasione per discutere anche la bozza di progetto per il nostro Comune, preparata dal gruppo di lavoro che si è riunito venerdì scorso (e migliorata dall’inesauribile Roberto).
Intanto le liste di destra e sinistra stanno prendendo forma, a cominciare dall’individuazione dei candidati sindaco.
Ieri sera Io e Roberto abbiamo partecipato alla riunione di PDL e Lega Nord che si è tenuta a Gaiarine all’Oratorio San Tomaso. Di questa riunione e delle proposte che abbiamo fatto riferiremo ovviamente durante il nostro incontro.
A stasera!

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Non lasciateli da soli… i sindaci!!

Che senso ha eleggere un consiglio comunale se chi conta davvero è il sindaco? Vi sembra una domanda forte? In queste settimane non si fa che parlare di chi sarà candidato alla carica di sindaco del nostro Comune. E i programmi che fine hanno fatto? E i candidati alla carica di consigliere? Che senso ha parlare solamente di chi sarà candidato sindaco?
La prima domanda è volutamente esagerata. L’ultima, invece, ci pare giustamente critica.
In questi giorni non è inconsueto sentire affermare la quasi totale inutilità del consiglio comunale. L’elezione diretta del sindaco è stata introdotta in Italia nel 1993 per rispondere a una legittima richiesta (dei cittadini innanzitutto) di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa. L’elezione diretta del sindaco ha comportato una drastica ridistribuzione dei poteri tra le istituzioni comunali. È evidente che gli poteri decisionali accentrati nella figura del sindaco non trovano reali contrappesi nel consiglio comunale. Di reale contrappeso politico possono essere eventualmente solo le formazioni che esprimono le candidature e che permettono, in termini organizzativi, la stessa elezione del sindaco. Purtroppo però la conquista della poltrona di primo cittadino è considerato un risultato sufficiente e appagante. Pertanto, nonostante la buona volontà del legislatore, l’aver accentrato i reali poteri comunali nelle mani del sindaco, non garantisce il buon governo delle nostre municipalità. Al contrario, molto spesso il sindaco eletto (magari solo da una minoranza di cittadini, è bene ricordarlo) si comporta da piccolo monarca. Ecco allora che gli assessori si trasformano in semplici assistenti personali del sindaco e i consiglieri in muti (se non del tutto annoiati) spettatori. Troppi esempi di questi ultimi 15 anni dimostrano che un sindaco lasciato solo a se stesso finisce per scontentare o, addirittura, diventa del tutto imprevedibile, tanto che nella maggior parte dei casi risulta detestato dalla sua stessa maggioranza.
Noi combattiamo questa degradazione delle istituzioni comunali. Riteniamo infatti che in nessun caso una sola persona sia sufficiente a ben governare anche il più piccolo dei comuni d’Italia. Crediamo nella forza di un gruppo che ha la volontà di impegnarsi con una prospettiva di azione di lungo periodo (almeno 10 anni), facendo propri contenuti condivisi e potenzialmente maggioritari. Il programma di governo è uno di questi contenuti. Ma a esso si aggiungono anche altri contenuti politici sostanziali fatti di cultura politica e relazioni sociali, di soluzioni per il presente e di progetti per il futuro (memori del passato, rinnovando così appartenenze culturali condivise e tolleranti, proprie della nostra cultura).
Per questi motivi non ci interessa individuare solo un possibile candidato sindaco e catalizzare attorno alla sua persona una lista elettorale accidentale. E affermiamo questo a prescindere dalla qualità umane, culturali e professionali dei candidati. Anche quando queste ne giustificano ampiamente la scelta. La domanda che ci poniamo è la seguente: come può una sola persona sostituirsi a 20, 50, 100? La risposta è fin troppo semplice: non può. In modo altrettanto semplice accade invece che si eviti la complessità del quotidiano (i contenuti di cui si deve occupare un’amministrazione comunale) concentrandosi sulla sola individuazione del candidato sindaco. Poi i candidati alla carica di consigliere aderiranno alla lista approvando la candidatura maggiore, quella del sindaco. Il programma verrà dopo, spesso come mero adempimento normativo, cominciando così a dar vita a quello sbilanciamento di potere che caratterizza i nostri Comuni.
Per tutti questi motivi scegliamo prima di tutto di costituirci come gruppo di cittadinanza attiva, prima ancora di decidere di costituirci in lista e di partecipare alla competizione elettorale del prossimo giugno.
Perché abbiamo una prospettiva di azione politica di lungo periodo (per i prossimi 10-15 anni saremo qui ad agitare le acque ogni volta che ce ne sarà bisogno);
perché siamo convinti che le/i migliori candidate/i siano espresse/i dalla libera e partecipata discussione democratica;
perché amiamo la nostra terra, il nostro Comune e ci sta a cuore il nostro futuro condiviso;
perché crediamo che un buon Comune sia fatto dalla partecipazione di buone/i cittadine/i prima ancora che da un buon sindaco.

… perché ci stiamo pensando ;)

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Bilancio Partecipativo

Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.
Benjamin Constant

Bilancio partecipativo
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Il Bilancio Partecipativo o partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città (democrazia diretta).
L’esperienza più celebre di bilancio partecipativo si è avuta a Porto Alegre (Brasile), città di 1,3 milioni di abitanti. L’esperienza di Porto Alegre ha avuto inizio nel 1989. Il fine era quello di permettere ai cittadini di partecipare attivamente allo sviluppo ed alla elaborazione della politica municipale.
La partecipazione si realizza innanzitutto su base territoriale: la città è divisa in circoscrizioni o quartieri. Nel corso di riunioni pubbliche la popolazione di ciascuna circoscrizione è invitata a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorita’ in vari campi o settori (ambiente, educazione, salute…). A questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie professionali o lavorative (sindacati, imprenditori, studenti..). Ciò permette di avere una visione più completa della città, attraverso il coinvolgimento dei c.d. settori produttivi della città. La municipalità o comune è presente a tutte le riunioni circoscrizionali e a quelle tematiche, attraverso un proprio rappresentante, che ha il computo di fornire le informazioni tecniche, legali, finanziarie e per fare delle proposte, attento, però, a non influenzare le decisioni dei partecipanti alle riunioni.
Alla fine ogni gruppo territoriale o tematico presenta le sue priorità all’Ufficio di pianificazione, che stila un progetto di bilancio, che tenga conto delle priorità indicate dai gruppi territoriali o tematici. Il Bilancio viene alla fine approvato dal Consiglio comunale.
Nel corso dell’anno, attraverso apposite riunioni la cittadinanza, valuta la realizzazione dei lavori e dei servizi decisi nel bilancio partecipativo dell’anno precedente.
Di solito le amministrazioni comunali, visti anche i vincoli di bilancio cui sono tenuti per legge, riconoscono alle proposte avanzate dai gruppi di cittadini la possibilità di incidere su una certa percentuale del Bilancio comunale. Nel caso di Porto Alegre si è partiti dal 10% del bilancio comunale, fino ad arrivare, lentamente, al 25%.

http://www.nuovomunicipio.org/
http://www.partecipa.org/bergamo/
http://www.comune.colorno.pr.it/page.asp?IDCategoria=762&IDSezione=12744

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Earth Day 2009

Earth Day 2009
Ama la Terra come te stesso, apri gli occhi, le orecchie, il naso, le braccia, il cuore, le viscere e l’anima per entrare in comunione con tutta la vita che ti circonda
-Christoph Baker-

22 APRILE 2009- GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA

lI 22 aprile 1970, rispondendo ad un appello lanciato dal senatore democratico Gaylord Nelson, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una spettacolare dimostrazione a favore della salvaguardia dell’ambiente.
Da quel giorno il 22 aprile è diventato la Giornata mondiale della Terra (Earth Day), un evento internazionale, oggi celebrato in 174 paesi del mondo, che ha per scopo la sensibilizzazione del pubblico sui temi della conservazione dell’ambiente in cui viviamo.

Gianfranco Bologna (WWF): “La questione centrale per il nostro futuro è come riuscire a sopravvivere su questa Terra affollata in maniera dignitosa ed equa per tutti, senza distruggere i sistemi naturali che sono le basi stesse della vita”.

Theodore Roosvelt (1900 – Presidente USA): “Riconosco il diritto e il dovere di questa generazione a sviluppare ed usare le risorse naturali, ma non riconosco il diritto di sprecarle o di sottrarle alla generazione che verrà dopo di noi con un uso dispersivo”.

Francesco Gesualdi (Centro Nuovo Modello di Sviluppo): “Apparentemente la sobrietà è una questione di stile di vita. In realtà è una rivoluzione economica e sociale che manda in frantumi il principio su cui è costruito l’intero edificio capitalista. È il principio della crescita invocato non solo dalle imprese, ma anche da chi si batte per i diritti, in base al credo che senza crescita non possa esistere sicurezza sociale né piena occupazione”.

http://www.earthday.net/
http://www.sarasperlascuola.it/improntaecologica/improntaecologica/calcoloimpronta.htm
http://www.footprint.ch/

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