Api e dintorni

Dsc_0020

 

 

 

 

 

Si sa che le api trasportano il polline e fecondano la parte femminile del fiore.
Da questa fecondazione deriva la fruttificazione delle piante.
Questa loro attività, chiamata impollinazione, garantisce una parte, per non dire che è alla base, della produzione agricola.

Le api, quindi, vengono considerate indispensabili per l’impollinazione.
Ma anche per salvaguardia dell’ambiente. E anche per la verifica della sua salubrità.

Vi sono, però, anche altri insetti pronubi che danno vita all’impollinazione di colture da reddito e specie spontanee.
Fra questi grande importanza rivestono quelli chiamati “api selvatiche”.DSC_0195
In Italia presenti con più di 500 specie (es. bombi, osmie, megachili, xylocopa etc.).

A queste si aggiungono altre numerose specie di insetti appartenenti agli Ordini dei Lepidotteri (farfalle), Ditteri (sirfidi) e Coleotteri (coccinelle, maggiolini, scarabei, ecc.) e diverse specie di Imenotteri con famiglie vicine a quella delle api, come le vespe.

Effettuano l’impollinazione anche altri invertebrati diversi dagli insetti, come gli acari e i ragni.
Inoltre, gli zoologi stimano che almeno 1.000 specie del gruppo dei vertebrati svolgano questa “benefica attività
E si ritiene che il 9% di tutte le specie di uccelli e mammiferi sia un impollinatore.
Tra i mammiferi i pipistrelli sono i pronubi più attivi.
Tra gli uccelli impollinatori rientrano i colibrì.

Questi citati appartengono agli “impollinatori selvatici“, che assieme alle api “domestiche” fanno si che quasi il 90% delle specie di piante da fiore selvatiche della terra, insieme a oltre il 75% delle colture alimentari del mondo e al 35% delle terre agricole globali, dipendano, interamente o almeno in parte, dalla loro attività di impollinazione.

Tant’è che la produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari.
Secondo il Terzo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (Comitato Capitale Naturale, 2019) la valutazione economica del servizio di impollinazione delle aree agricole italiane è pari a circa 2 miliardi di euro l’anno.

Ma le api stanno scomparendo e con esse molti degli impollinatori selvatici citati.
La situazione è a dir poco drammatica.

Attualmente, i tassi di estinzione delle api sono da 100 a 1.000 volte più alti del normale.

Quasi il 35% degli impollinatori invertebrati, in particolare api e farfalle, e circa il 17% degli impollinatori vertebrati, come i pipistrelli, affrontano un grave processo di estinzione a livello globale.

L’estinzione degli impollinatori è causata sostanzialmente dalle attività dell’uomo, soprattutto legate:
- alla distruzione, degradazione e frammentazione degli habitat dovuti al passaggio all’agricoltura intensiva, alla deforestazione;
-  all’inquinamento da agenti chimici dovuto all’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, oltre che da altre forme di inquinamento;
- ai cambiamenti climatici.

Degrado e scomparsa di habitat che sono quindi le maggiori cause di perdita complessiva di biodiversità a livello mondiale e conseguentemente una delle minacce principali anche per le popolazioni di impollinatori

Ed ecco che tutti ne parlano. E’ di moda parlarne. Sia a livello globale che a livello locale.

Tutti dicono di voler far qualcosa.

A fronte delle tante parole pronunciate su questo drammatico problema e delle “buone” intenzioni   manifestate, che però non hanno prodotto significativi cambiamenti è emblematico l’audit pubblicato dalla Corte dei Conti Europea il mese scorso.

SR_Pollinators_IT-1Secondo questa relazione gli impollinatori selvatici non sono stati protetti dalle misure adottate dall’Europa, tant’è che le strategie attuate per aumentare entro il 2020 la biodiversità si sono dimostrate ampiamente inefficaci e la biodiversità ha continuato a diminuire.
La Corte ha sottolineato anche come le principali politiche dell’UE, tra cui la politica agricola comune, non contemplano vere e proprie azioni per la protezione degli impollinatori selvatici e come, anzi, le normative UE in materia di pesticidi rappresentino proprio una delle cause della perdita degli impollinatori selvatici

Segnala, anche, come le normative in materia di pesticidi non siano in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici e che pur prevedendo misure di protezione per le api mellifere, le valutazioni dei rischi si basano su criteri non in linea con le più recenti conoscenze scientifiche.
Sottolinea, altresì, come l’UE abbia consentito agli Stati membri di continuare ad utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere, concedendo ben 206 autorizzazioni di emergenza, tra il 2013 e il 2019, permettendo l’uso di tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene fossero soggetti a restrizioni sin dal 2013 e l’impiego all’area aperta fosse vietato dal 2018.

Al punto che oggi l’impollinazione risulta una delle attività più degradate negli ecosistemi europei.

La Corte conclude la sua relazione con tre raccomandazioni per la Commissione Europea che quindi dovrebbe:
- valutare l’opportunità di integrare, nelle azioni e nelle misure di follow-up relative alla strategia dell’UE sulla biodiversità fino al 2030, azioni volte a contrastare le minacce di cui l’iniziativa a favore degli impollinatori non tiene attualmente conto;
- integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’UE relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura;
- migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi.

La conclusione è che tutti dicono di voler far qualcosa, compresa la UE, a parole però, perché di fatti concreti in difesa degli impollinatori finora se ne sono visti pochissimi, e non bastano iniziative spot che fanno solo immagine, la situazione è molto più grave e non si risolve con 4 o 8 alveari in più messi da qualche parte, come vorrebbe fare il comune di Gaiarine.

Bisogna arrivare al cuore del problema, mettere in discussione l’agricoltura intensiva, proibire l’uso dei pesticidi ed avviare la transizione verso l’agricoltura biologica.

A tal proposito ricordo che è in corso una campagna europea dal nome “ Salviamo Api e Agricoltori!” a cui si può aderire utilizzando questo link: https://www.savebeesandfarmers.eu/ita/

Purtroppo il modello attuale di sviluppo agricolo e anche quello industriale insieme al nostro stile di vita sembra continuare la sua corsa
Stoppato dal Covid19, ora cerca di ripartire il più fretta possibile e cerca di aumentare la sua velocità per recuperare “il tempo” perduto.
I buoni propositi fatti da più parti per ricercare una via alternativa al nostro modo di procedere per evitare di finire nel “barato”, sono improvvisamente venuti meno di fronte alla folle necessità di far ricrescere e riportare il PIL ai valori pre Covid19.
Non vorremmo che anche le raccomandazioni della Corte alla Commissione Europea finissero per diventare lettera morta, aldilà del tanto sbandierato Green New Deal.

 « ogni cosa sembra dire che verrà un giorno in cui, di progresso in progresso, l’uomo soccomberà annientato dagli eccessi di quella che egli chiama civiltà. Troppo indaffarato a fare Dio, non può sperare nella placida longevità degli animali, che si tratti di una falena affamata o di un virus microscopico».
Jean Henri Fabre (1823 – 1915) , uno dei padri della entomologia

Condivi
www.pdf24.org    Invia l'articolo in formato PDF   

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

Current ye@r *