MARTEDÌ: Perché disertare il servizio militare

“I fuggiaschi”: Si possono chiamare così i molti giovani che dalla fine degli anni ’50 emigravano specialmente in Europa con l’idea di non fare il militare. Un dovere verso lo Stato quasi sempre ritenuto superfluo, irrilevante per la carriera di un giovane, ma soprattutto l’inopportuna perdita di guadagno. Appena usciti dalla guerra, la povertà che ancora dilagava dalle nostre parti, spingeva molti giovani ad emigrare per il miraggio del guadagno sicuro.
Però c’era un ma: chi sfuggiva al servizio militare non poteva più ritornare in Patria fino all’età di ventinove anni, salvo permesso dei Carabinieri per un periodo di qualche settimana.

Nove – dieci anni lontani da casa.
Per molti è stato un vero disastro.
Certi, con dei caratteri aperti portati all’integrazione, sostenuti da un menefreghismo sano (inteso in maniera positiva), dalla compagnia di buone amicizie, dalle Missioni Cattoliche (appositamente create per sopperire al bisogno spirituale di centinaia di migliaia di migranti sparsi nell’intero Continente e oltre oceano), e da altro ancora ce l’hanno fatta!
Per gli altri invece è stato un vero e proprio calvario: la barriera della lingua per cui non potevano esprimere liberamente i propri bisogni, siano stati essi di natura morale o materiale, dava loro sensazioni desolanti.
Ma ancora più insopportabile erano: la nostalgia per la terra natia, il martellante pensiero di avere i propri famigliari così lontani, la mancanza del desiderato
sopporto emanato dalla calda atmosfera del proprio focolare, la mancanza dei consigli dei genitori, la mancanza della confortante e fidabile presenza di amici paesani, per non parlare della morosa (che magari aspetta!), ma così lontana dalle braccia desiderose di stringerla fra loro così appassionatamente.
Purtroppo tutto ciò alla fine creava un cocktail di esplosiva negatività.
In risposta: anche dalle nostre campagne sono partiti parte di quelle centinaia di giovani volenterosi e pieni di vita che non ce l’hanno fatta, ma che si son lasciati attrarre dal vortice delle brutte compagnie, alcool, prostituzione, giochi d’azzardo, danaro facile, ecc.
Affossati, persi, spariti.
Anche loro meritano più rispetto.

Conosciuti diversi personalmente
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Ri – apre l’A28 !!!

Finalmente inaugurata l’A28 (un’altra volta)..
Finalmente risolti i problemi del traffico nei centri abitati (a parole: vedremo nei fatti..)
Finalmente i 560 cittadini di Gaiarine e Francenigo firmatari della petizione hanno avuto una risposta, dopo le acquiescenti promesse dello scorso inverno. È una risposta non diretta, come anticipato nel ricevere le firme dal MegaloSindaco: «avrete la risposta sulle strade»; risposta petulante e arrogante di un sindaco che non ha avuto il coraggio e l’umiltà di parlare con i suoi concittadini, ascoltando le preoccupazioni e le proposte vissute sulla pelle e nei polmoni.
Eppure li rappresenta essendo il sindaco di tutti i cittadini di Gaiarine (frase fatta e falsa diventata slogan onnipresente all’indomani di ogni recente elezione). Ma, da buon campione della democrazia rappresentativa e sostituiva e reiterato incapace di democrazia diretta e partecipativa, ha messo in un cassetto (nella migliore delle ipotesi) i fogli con le firme e ha aspettato, altezzoso e indifferente, che il tempo sistemasse le cose e calmasse le acque.
Salvo mostrarsi costernato, affranto, impotente, rassegnato, nei casi in cui tragici incidenti hanno visto coinvolti e anche purtroppo, soccombenti, coloro che delle strade urbane sono tra gli utenti più deboli e indifesi.
Sulla fascia tricolore che Il MegaloSindaco indossa con tronfio orgoglio per inaugurare una costosissima autostrada c’è il sangue di un ciclista, c’è il fumo nei polmoni dei suoi concittadini, ci sono 560 firme ignorate e calpestate.
E dunque?
“Chi è causa del mal suo pianga se stesso!”

L’elezzione der Presidente – Trilussa

Un giorno tutti quanti l’animali

sottomessi ar lavoro

decisero d’elegge un Presidente

che je guardasse l’interessi loro.

C’era la Società de li Majali,

la Società der Toro,

er Circolo der Basto e de la Soma,

la Lega indipendente

fra li Somari residenti a Roma;

e poi la Fratellanza

de li Gatti soriani, de li Cani,

de li Cavalli senza vetturini,

la Lega fra le Vacche, Bovi e affini…

Tutti pijorno parte all’adunanza.

Un Somarello, che pe’ l’ambizzione

de fasse elegge s’era messo addosso

la pelle d’un leone,

disse: – Bestie elettore, io so’ commosso:

la civirtà, la libbertà, er progresso…

ecco er vero programma che ciò io,

ch’è l’istesso der popolo! Per cui

voterete compatti er nome mio.
-
Defatti venne eletto proprio lui.
Er Somaro, contento, fece un rajo,

e allora solo er popolo bestione

s’accorse de lo sbajo

d’avé pijato un ciuccio p’un leone!

- Miffarolo! – Imbrojone! – Buvattaro!
-
Ho pijato possesso:

- disse allora er Somaro – e nu’ la pianto

nemmanco se morite d’accidente.

Peggio pe’ voi che me ciavete messo!

Silenzio! e rispettate er Presidente!

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LUNEDÌ: I raccoglitori della canna da zucchero nel nord dell’Australia

Solo dalla metà degli anni ’60 venne introdotta la motorizzazione per la raccolta della canna da zucchero, prima veniva fatta tutta a mano.
Anche diversi paesani fra le due guerre, e molti Trevisani dopo, hanno fatto questo pesantissimo lavoro come stagionale.
Le grandi piantagioni di canna vengono coltivate al nord dello stato del Queensland, dove le temperature in alta stagione si avvicinano più ai 40° che ai 30°, e con l’umidità costante sopra il 90%, una combinazione che gli Australiani chiamano
“steaming heat” difficile da tradurre, letteralmente: “caldo che ti evapora”.
Raggiunto il momento della raccolta (che può durare mesi), a
queste immense piantagioni di graminacee – con fusti che possono arrivare oltre i 4 metri di altezza – di notte veniva appiccicato il fuoco.
Dovevano bruciare per due essenziali motivi: il primo era per far scappare o ammazzare quei serpenti ultra velenosi che, vivendo in quelle regioni, certamente nidificavano fra le canne. Il secondo era per alleggerire il carico di lavoro, si bruciava tutto il superfluo, foglie e quant’altro, rimaneva la canna ancora calda, appiccicosa e affumicata, ma più leggera.

Dall’alba fino al tramonto, erano le loro “otto ore” lavorative, usavano un coltellaccio che assomigliava alla classica falce del “manifesto”, ma molto più pesante. Tagliare e fare fasci, stare attenti a qualche serpente ancora vivo, tagliare e fare fasci. Raccogliere quei fasci e, con l’aiuto anche di scale, caricarli sui carri. Poco importa quanto sono pesanti, appiccicosi, o con qualche foglia ancora tagliente che rasa braccia e viso.
Dato che era un lavoro massacrante, svolto sotto un sole cocente, con un’umidità che tutto appesantiva, si può pensare che i movimenti di questi “uomini” fossero lenti, portati al risparmio di energie, pensando al domani che sarà uguale!
Errore: i padroni sapevano bene di che stampo erano fatti queste
macchine viventi. Il lavoro era dato a cottimo: più raccoglievano più guadagnavano, più guadagnava (e la macchina vivente sperava) più presto i sogni si sarebbero avverati. Sudare sangue era il solo drammatico destino che si aspettavano in quegli anni.
Anche per questo, meritano più rispetto.

Conosciuto qualcuno di loro personalmente quando in bassa stagione venivano a Sydney a lavorare nei cantieri edili a spingere la carriola o scavare fondazioni.
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La settimana dell’emigrante: un pensierino al giorno toglie l’intolleranza di torno!

In occasione della giornata dei Trevisani del Mondo della sezione di Gaiarine abbiamo ricevuto da Silvano Zaccariotto e pubblichiamo questa sua lettera e tutte le riflessioni che seguiranno; tutti i testi sono pubblicati nella stesura originale avendone noi curata solo la veste grafica editoriale; sua anche l’idea dei pensierini quotidiani che riproponiamo tale e quale pubblicandoli, uno alla settimana, nel giorno corrispondente.

Silvano Zaccariotto 6984
Pura, Svizzera tel. n° 0041 916064649

Al Sig. Presidente dei Trevisani nel Mondo Sezione di Gaiarine
Al Sig. Sindaco e Sig.ri Municipali del Comune di Gaiarine
Ai Sig.ri Sponsor (Donatori) del monumento agli Emigranti Gaiarinesi


[…] L’Italia può esportare dei lavoratori, ma non degli schiavi. Se il contegno dei datori di lavoro stranieri e l’atteggiamento egoistico degli stessi sindacati operai di quei Paesi costringono i nostri uomini a lavorare in condizioni di estremo e continuo pericolo, è doveroso intervenire in loro difesa anche sul piano politico e diplomatico, perché gli eccellenti rapporti che intercorrono tra l’Italia e il Belgio non finiscano col soffrirne. Editoriale Corriere della Sera 9 agosto 1946

Il tricolore andrebbe posato sulla tomba di tutti quegli emigrati che hanno sudato lacrime e sangue all’estero. Saluti da Tokyo.
Apparso recentemente sul Corriere della sera!

In seguito all’inaugurazione del monumento ai Gaiarinesi nel Mondo: Anche per questo meritano più rispetto. Destino volle che una percentuale di emigranti alla fine ce l’abbiano fatta a crearsi una famiglia e mettere da parte modeste o più consistenti fortune, per altri ancora il destino è stato meno generoso. Tutti meritano più rispetto, ma ancora di più questi ultimi.

In concomitanza con feste, cerimonie pubbliche e articoli di stampa, resoconti, biografie ecc., tutte nobili iniziative pensate per onorare gli emigranti. Si ricordano eventuali successi o sogni realizzati, date, avvenimenti, ecc., e si termina dicendo: “Hanno fatto grossi sacrifici”. Ma questo non è sufficiente, bisogna parlare anche dello spirito, di cosa si prova dentro ad essere “emigrante”. Vorrei mettere in evidenza i loro drammi vissuti, con corrispondenti sentimenti ed emozioni e soprattutto cosa si prova personalmente nella condizione di “emigrante”.
Da diverso tempo pensavo di mettere nero su bianco esperienze, sentimenti, stati d’animo, passioni, realtà, storie che, specialmente nei primi tempi del mio peregrinare, avevo conosciuto o parzialmente vissute. Pensavo di annotare aneddoti abbastanza toccanti e significativi, di vite vissute lontane da casa, “vite di Religiosi del lavoro” (noi Veneti ne
sappiamo qualcosa), vite pionieristiche per un mondo che nel bene o nel male avremmo aiutato a globalizzare. Prima che la memoria mi facesse delle “bizze”, volevo prendermi degli appunti che mi sarebbero venuti di aiuto nel raccontare ai nipotini di un mondo che più non esiste, e che però loro sono la diretta continuità. Oltre alle origini della loro provenienza, dovrebbero apprendere fatti, aneddoti, esperienze altrui, da usare eventualmente come stimoli in un loro futuro.
Ora devo ammettere di essere stato al quanto disorientato dalla risposta avuta dal Sindaco di Gaiarine, alle mie osservazioni a riguardo del Monumento in onore degli emigrati Gaiarinesi.
Mi sono stati comunque di incoraggiamento i commenti di solidarietà espressi tramite “foraxfora”, la stampa, le lettere e telefonate ricevute. Mi hanno ancora più convinto che ero sulla strada giusta e che dovevo perseguire (non per niente Monsignor don Canuto Toso il fondatore dell’associazione dei Trevisani a livello mondiale, mi aveva dato il suo consenso per prendere posizione a riguardo). Al fine di superare quanto è
accaduto, mi sono convinto che il Dialogo sia la via migliore: per rientrare in collaborazione con quanti sono interessati alla meritata storia dei nostri emigranti in particolare dei Gaiarinesi nel mondo. Sommariamente tutti sanno quanto sia stata dura e faticosa la vita dell’emigrante, ma pochi, se non l’hanno realmente provata, ne sanno leggere l’anima.
Dunque, tramutiamo questi appunti con “pensierini”. Sono sicuro
che Quelli lassù non si arrabbierebbero! Anzi, sarebbero ben contenti se per una settimana leggessimo questi pensierini al posto delle preghierine serali (dovrebbero approfittarne specialmente coloro che fanno fatica a preferire i sani sentimenti e le nobili iniziative all’avidità del potere o al succube materialismo di questi tempi).
Usiamo quel minutino di raccoglimento per ricordare momenti di un passato che certi Gaiarinesi e non hanno dovuto sobbarcarsi in Terre lontane, via dal proprio focolare. Tutte le famiglie del Comune hanno o hanno avuto qualche loro caro che é passato attraverso simili esperienze!
(Quanto segue sono fatti che riguardano generazioni di emigranti nati attorno alla seconda guerra, al massimo quelli nati attorno la prima guerra mondiale. Non parliamo di quelli nati dopo la metà del 19° secolo, dove per emigrare anche in Europa, dalle nostre contrade partivano a piedi!
Più di ogni altro anche Loro meritano rispetto)

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Semo a.. post! (30)

Castigat ridendo mores
che non significa il castigo per chi ride è la morte
come vorrebbero i tristi che si prendono troppo sul serio,
ma
correggere i (mal)costumi deridendoli !

Petizione
da Treccani online
petizióne s. f. [dal lat. petitio -onis, der. di petĕre «chiedere»].

1. b. Con sign. specifico, nell’uso moderno, istanza che espone una necessità d’ordine o di interesse generale di cui si chiede l’accoglimento da parte degli organi statali: fare, promuovere, sottoscrivere una p.; diritto di p., il diritto riconosciuto a tutti i cittadini dalla Costituzione italiana di rivolgersi al Parlamento o alle autorità pubbliche per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità…

Petizione
da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Una petizione (dal verbo latino peto, “chiedo per ottenere”) è una richiesta ad un’autorità – generalmente governativa – o ad un ente pubblico. Nel linguaggio colloquiale, una petizione è un documento indirizzato a un soggetto pubblico o privato e sottoscritto da numerosi individui…

Democrazia diretta
da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
La democrazia diretta è la forma di democrazia nella quale i cittadini, in quanto popolo sovrano, non sono soltanto elettori che delegano il proprio potere politico ai rappresentanti ma sono anche legislatori …

Dal dizionario Burocratichese – Italiano, Italiano – Burocratichese

Autunno 2009 Raccolte 560 firme


MegaloSindachese: si tratta di aspettare pochi mesi fino alla primavera dell’anno prossimo quando la riapertura dell’A28 metterà fine ai disagi creati dall’aumento del traffico.
Libera traduzione in Italiano
: ho cose più importanti da fare.. lasciatemi lavorare..

MegaloSindachese: non posso certo ignorare 560 firme e avrò modo di tenere in considerazione le proposte fatte perchè io sono una persona seria e so valutare le proposte fatte seriamente al contrario di chi fa battute e teatrino con i blog..
Libera traduzione in Italiano: 560 firme? Anelli sulle strade in centro a Gaiarine? Mamme
antitraffico? Ma non avete niente di meglio da fare? .. lasciatemi lavorare..

MegaloSindachese: nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi vedrete i risultati del giusto interessamento dell’amministrazione nei luoghi opportuni o direttamente sulle strade..
Libera traduzione in Italiano: tanto tra qualche giorno, tra qualche settimana, tra qualche mese, vi sarete dimenticati tutto.. lasciatemi lavorare..

Estate 2010 Raccolte 80 firme

MegaloSindachese: (… boh.. non si sa …)
Libera traduzione in Italiano: ancora firme? non rispondo nemmeno.. ho cose più importanti da fare.. lasciatemi lavorare..

Veneto Strade spa: In riscontro Vostra alla richiesta inerente l’oggetto e datata 20/07/2010, acquisita al protocollo di Veneto Strade spa n. 26968/10del 06/08/10, si comunica che, il progetto per la realizzazione dell’intervento stradale è stato sottoposto all’approvazione di tutti gli enti interessati (Regione, Provincia, Comune, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio del Veneto Orientale, Genio Civile, ecc … ). Nessuna problematica inerente la “viabilità lenta ” è stata evidenziata nel corso della procedura di approvazione, né sull’argomento sono pervenute osservazioni al progetto da parte di terzi. Si conferma che il progetto in corso di realizzazione non prevede alcuna delle opere richieste con la nota che si riscontra, né allo stato sono assumibili al procedimento opere comportanti maggiori costi ed ulteriori occupazioni di aree. Disponibili ad ogni ulteriore chiarimento, si porgono distinti saluti.
Libera traduzione in Italiano: è stato fatto tutto a norma.. firme? viabilità lenta? abbiamo cose più importanti da fare.. lasciateci lavorare..

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