Pianificazione Territoriale Provincia di Treviso

A proposito di Pianificazione Territoriale del Veneto ed in particolare della Provincia di Treviso riporto qui sotto alcuni passi del PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO
PROVINCIALE adottato con delibera n. 25/66401/2008 del Consiglio Provinciale il 30 Giugno 2008.
Il piano si può trovare a questo indirizzo http://urbanistica.provincia.treviso.it/dettaglio_temi.asp?IDTema=2

“LA RIORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELLE AREE PRODUTTIVE
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Il modello di sviluppo sinora seguito nel Veneto ha portato ad una saturazione del territorio con la creazione di una sorta di area industriale diffusa che ha coinvolto tutte le comunità sociali, dalla grande città al piccolo paese. Questa industrializzazione a macchia di leopardo ha comportato la presenza di “punti di pressione” sulla quasi totalità del territorio provinciale, senza che venisse seguito alcun criterio ambientale e spesso senza neppure tenere conto delle necessità logistiche di comunicazione e collegamento.
La situazione delle aree produttive presenti nella Provincia, di cui si è evidenziato l’elevato, la loro frammentazione, la dispersione sul territorio, gli scarsi servizi a disposizione, la difficoltà di collegamento alla rete infrastrutturale primaria (autostrade), è certamente un problema da affrontare.
Una guida, che viene fornita dallo stesso Programma Regionale di Sviluppo, è quella di pensare il
territorio non indifferenziato rispetto ai grandi assi della mobilità, ma organizzato attorno ad essi con le sue stesse funzioni primarie (abitativa, produttiva, distributiva, terziaria). Risulta quindi evidente che nella pianificazione territoriale, la rete infrastrutturale principale esistente e quella programmata e progettata devono essere assunte come “armatura del territorio”, alle quali riferire le destinazioni d’uso delle aree.
In particolare le aree localizzate in prossimità dei nodi infrastrutturali, saranno caratterizzate da
un’elevata generazione di traffico e anche da un’elevata densità abitativa.
Uno degli obiettivi del PTCP è quello di riorganizzare e razionalizzare il territorio urbanizzato limitando il consumo di nuovo suolo, consentendo l’ampliamento delle sole aree produttive correttamente localizzate sia da un punto di vista ambientale sia infrastrutturale, e che, per ridurre il consumo di suolo, potranno anche prevedere funzioni di sviluppo in verticale.
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Una strategia di sviluppo sostenibile non può basarsi sull’indiscriminato incremento quantitativo del sistema produttivo esistente, che anzi va dimostrando ormai la propria incapacità di sostenere, nelle condizioni presenti, l’urto dei mercati globali. La società e l’economia trevigiane devono affrontare oggi è la questione qualitativa; inoltre le “famiglie trevigiane” si attendono che essa sia affrontata senza degradare le risorse di cui il territorio provinciale ancora dispone, anzi recuperando per quanto possibile quelle che nel secolo scorso sono andate disperdendosi o degradandosi sotto la spinta della crescita economica.
L’impegno delle politiche pubbliche per il territorio, del PTCP in particolare, si riconosce allora
nell’aprire alle imprese il campo più adatto a consentire loro di impostare e gestire senza diseconomie, anzi con il massimo di economia di scala e di progresso tecnico, processi di produzione e distribuzione affrontati in tutti i loro diretti ed indotti fattori di input: ricerca scientifica, sperimentazione, produzione pre-competitiva, formazione professionale, produzione, commercializzazione.
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Sulla base della popolazione stimata e dell’andamento economico, sono state formulate varie proiezioni sulle quantità di superficie necessaria al 2020 per le attività produttive e terziarie.
Questa previsione ci ha indicato una esigenza, considerando l’ipotesi di sviluppo più favorevole, di circa 52 -53 milioni di m2 di superficie necessaria per i settori produttivo e terziario.
Altre ipotesi, più riduttive, conducono ad un fabbisogno di 35 milioni in extraurbano e di 5 milioni in area urbana.
Il progetto di riorganizzazione del PTCP relativo alle aree produttive è stato impostato considerando lo scenario di sviluppo e quindi su una richiesta di circa 52 milioni di m2.
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Dati i numeri in gioco, ovvero circa 78.000.000 m2 di superficie urbanizzata destinata ad attività produttiva e commerciale, prevista dai PRG al 2004, le attuali quantità utilizzate (circa 60 milioni di m2) e le previsioni relative alla necessità future (52 milioni in scenario di sviluppo)5 e visto l’art. 2 della l.r. 11/04 (uso di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente) è stato ritenuto, nella stesura di questo piano, di non individuare nuove aree, ma di proporre aree già esistenti che, per condizioni di compatibilità ambientale, possano esser ritenute idonee ad eventuali ampliamenti.”

Credo che questi pochi stralci ci confermino che l’Opzione Zero nel consumo del territorio debba essere non solo una visione strategica vincente, ma addirittura necessaria in quanto, come si evince dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale avendo 20 milioni di mq. di superfici industriali in più del fabbisogno stimato fino al 2020 (le valutazioni sono state eseguite nel 2004 e riviste nel 2005 quindi prima della crisi economica attuale), nei prossimi anni i comuni dovranno impegnarsi a fondo per trovare forme di riconversioni di queste aeree, se non vorranno lasciare sul territorio una miriade di “Cattedrali nel deserto” con il relativo degrado.
Mi dimenticavo di dire che il Piano Provinciale prevede che si dovrà passare entro il 2020 dalle 1077 zone industriali situate in provincia a 250.

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