Più voci sono meglio di una sola linea, ovvero polilogia vò cercando…

In questi mesi, discutendo delle attività foraxfora, mi sono sentito più volte rivolgere domande del tipo: “Chi è il vostro leader?” “Chi detta la linea del gruppo?”.

Sono domande comprensibili ma, in fondo, sbagliate.
Quando ci definiamo
gruppo di cittadinanza attiva intendiamo un gruppo di persone diverse, con idee diverse, che discutono e lavorano insieme.
In foraxfora possono coesistere idee di orientamento diverso. La cosa veramente importante è il dibattito. Tutte/i devono potere far sentire la propria voce. Si crea quindi una situazione in cui coesistono più voci. La linea del gruppo si forma avendo cura di mantenere il dibattito, interno ed esterno, il più aperto possibile.
In parole povere
tutte/i possono usare foraxfora come canale di espressione. Questo contribuisce a dare contenuti al dibattito.
Lasciar esprimere sul nostro blog chi prende parte alla competizione elettorale può far credere che la linea del gruppo si sposti verso chi prende la parola, ma così non è.
C’è infatti un momento preciso in cui la linea del gruppo si definisce (sempre in modo plurale e aperto), ed è quando ci riuniamo per discutere faccia a faccia. E anche le nostre riunioni sono sempre aperte, a chiunque.
In questo senso
foraxfora è un esperimento di polilogia (che appunto significa più discorsi, più voci), che speriamo porti risultati positivi nella politica gaiarinese. Ed è una sperimentazione che, secondo noi e molte/i concittadine/i, in questi primi mesi di vita sta già funzionando.

Per chiudere questo breve intervento, spero di rendere ulteriormente comprensibile questa nostra particolare modalità di funzionamento, riportando le riflessioni di Vaclav Belohradsky, appunto sulla polilogia.
“Con la parola “polilogia” voglio indicare la condizione permanente di pluralità tra i linguaggi e i vocabolari che danno luogo a versioni alternative del mondo. Essa è costruita sul modello della parola “poliarchia” che indica “un regime politico nel quale il potere è nelle mani di molti” (dal gr. polyarkhía, comp. di poly- ‘poli-).
Nello spazio pubblico questi linguaggi non sono ordinati gerarchicamente dall’alto al basso o dal sacro al profano; sono invece in un’incessante competizione e si intrecciano in modi imprevedibili e incontrollabili.
[…]
In uno spazio polilogico è difficile che possa sopravvivere un’opinione irrazionale, poichè tutti i cittadini sono coinvolti in un continuo sforzo di tradurre in tanti linguaggi alternativi (volgarizzare o divulgare) ciò che esperiscono come essenziale in un linguaggio. […] In uno spazio polilogico un’opinione è legittima nella misura in cui è riuscita a resistere alla competizione tra i linguaggi alternativi, tutti dotati di una loro specifica e legittima pretesa alla verità.
[…]
La polilogia spinge i cittadini a ricodificare in continuazione il contenuto delle proprie esperienze per renderle comunicabili a tutti nello spazio pubblico. Così sono pure costretti a prendere coscienza della relatività dei propri punti di vista. Dobbiamo difendere la polilogia, assieme alla sociodiversità e la biodiversità, come una risorsa essenziale per trovare le soluzioni sostenibili dei problemi creati dalla crescente complessità della società ad alta differenziazione funzionale.”

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4 pensieri su “Più voci sono meglio di una sola linea, ovvero polilogia vò cercando…

  1. Caro Erasmus,
    ho anche io la convinzione che la libertà di espressione sia complessa e difficile. Ma nutro la convinzione che questo sia un dato, diciamo, storico. Che riguarda il qui ed ora. E su questa base ho fatto una scelta ottimistica qualche tempo fa. Mi sono detto che si può provare a migliorare le cose. E questa scelta deriva dal fatto che come dici, bisogna “ascoltare, accogliere e lasciarsi interrogare da quello che l’Altro dice o scrive”. Quindi proprio per questo ti invito a continuare a partecipare.
    ;)

  2. Caro Fiorenzo,
    premetto che plaudo al vostro “esperimento” (che fin’ora mi pare più di alcuni che di altri) di polilogia; e premetto che vi auguro veramente di andare avanti, anche se questo significasse farmi dare del disfattista ancora in futuro.
    E’ piacevole ed incoraggiante leggere interventi che hanno spessore intellettuale e culturale perchè è una delle poche cose che da speranza per il futuro.

    Mi piacerebbe approfondire con te, e magari un giorno succederà, concetti quali “gruppo”, “cittadinanza”,”attività/passività” (della stessa), “idea”, “voce”, “dibattito”, “apertura” (dello stesso), ecc.., che tu enunci.
    Ma poi anche concetti di “rappresentanza”, titolarità e legittimità della stessa, modalità di ricerca e gestione del consenso, rapporto tra consenso e sovranità popolare (do you know “populismo”?), differenza e rapporto tra “domande” e “bisogni” della cittadinanza, funzioni dell’ente pubblico e relative priorità, le dinamiche che riguardano il passaggio dal “movimento” all’ “istituzione” e relative conseguenze, a volte devastanti, che nella storia tendono a ripetersi con sistematicità, il ruolo dei leader, che con buona pace di qualcuno, sono sempre stati e continuano ad essere presenti in tutti i movimenti anche se a volte si fa finta di non accorgersene, ecc.
    E poi, forse su un piano più filosofico, sarebbe interessante approfondire il rapporto tra la tua “polilogia” e quella cosa che viene generalmente detta “relativismo” (la prendo larga perchè anche “relativismo” è tutto da approfondire).

    Dico “mi piacerebbe” perchè farlo per iscritto necessiterebbe di ore e ore; infatti non ho le conoscenze specifiche che hai tu e non sono in grado di piazzare “a scota deo” una citazione che in poche righe esprima quello che vorrei dire, al massimo potrei citarti titoli di libri interi….., e ti garantisco che già sulla parola “gruppo” l’approfondimento meriterebbe un buon capitolo.

    Ma non lo faccio anche perchè in questa fase mi ha colpito il “disfattista” di cui sopra e quindi è meglio che mi astenga dal tentativo di dare contributi alla discussione che evidentemente vengono vissuti come mere critiche distruttive (addirittura) del movimento stesso.
    Se avremo l’occasione ne potremo riparlare meglio a tavolino, ma non alle feste della birra dove c’è troppo chiasso per poter discutere tranquillamente.

    Perchè scrivo questo commento in qualche modo contraddicendomi “drio so man” ?
    Per farti riflettere, senza voler “dare lezioni di” (anche questa intenzione mi è stata affibbiata) sul fatto che la “libertà di espressione”, blog o non blog, anonimi o pseudonimi, “codardi” o “coraggiosi”, “partigiani” o “potenti”, “sognatori” o “adulatori ipocriti”, burloni o seriosi, certi o dubbiosi….., è qualcosa di molto più complesso e difficile da realizzare di quanto possa sembrare leggendo i tuoi interventi, che, ripeto, sono interessanti e validissimi.
    Dare a tutti la libertà di parlare è una cosa; ascoltare, accogliere e lasciarsi interrogare da quello che l’Altro dice o scrive è tutta un’altra cosa.
    Credo che anche per te sia più importante la seconda opzione.
    Ma è una impostazione mentale non così “pacifica”, se anche i vangeli ci dicono di essere “puri come colombe, ma prudenti come serpenti”…..

    Cosa vuoi che ti dica ancora? Auguri, sinceri.
    Ciao.

  3. Caro Fiorenzo, sei riuscito a mettere efficacemente “nero su biano” quello che è lo spirito dei “fora x fora”. Spero che “questo canale di espressione” possa diventare un mezzo efficace affinchè la gente, ma soprattutto i giovani, tornino ad occuparsi della cosa pubblica

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