Consiglio Comunale del 16 maggio 2014: la Cronaca

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Cala il sipario sull’ultimo consiglio comunale del megaloregno di sonego.

ed è un sipario finale degno delle precedenti repliche di un copione scritto e riscritto per i 5 anni dei quali abbiamo commentato le vicende, riportandone le cronache.

per l’ennesima volta la minoranza contesta la verbalizzazione operata dal segretario 32% che sebbene si mostri costantemente con la penna in mano intento a scrivere, annotare e redigere, non riesce mai a riportare in modo fedele (se non integrale) proprio gli interventi verbali della minoranza, stravolgendone significati, confondendone le intenzioni.

contestazione ignorata come sempre dalla maggioranza, intenta a crogiolarsi, sorridersi, compiacersi, bearsi, pendendo trasognata dalle labbra del suo lìderminimo.

Ma alla contestazione risponde un sempre più florido megalosindaco in brodo di giuggiole, che può ribattere alle puntualizzazioni del consigliere marcopoles (che l’altro poles, alvaro, chi mai l’ha sentito?) con una cattiveria, con una malizia, con una perfidia, con un godimento sorprendente.

Si parla di bilancio e alla lettura trionfale e celebrativa del megalosindaco che snocciola cifre, elenca somme, vanta guadagni e attivi di cassa, segue un resoconto pressochè dovuto del revisore dei conti che in modo misurato e compassato timbra il cartellino, certifica i conti e approva il bilancio, salvo aggiungere alcune veementi considerazioni (perdirindina! dovremo approvare i bilanci preventivi dopo i consuntivi se continua questa incertezza legislativa in continua evoluzione!).

si apre quindi il dibattito e prende la parola la consigliera rosada.(puoi vedere qui Chi parla ai Consigli comunali)

Il suo è un intervento (Dichiarazione di Voto al Conto Consuntivo 2013)  che riassume gli ultimi cinque (ovvero 10) anni di amministrazione ed è un intervento lucido, appassionato, condivisibile.

Ricorda e sottolinea tre episodi che rappresentano il modo di governare del megalo sindaco uscente.

1. la convocazione dei consigli comunali in orari volutamente non consoni
2. non avere mai trasmesso al destinatario un Ricorso Straordinario al Presidente della Repubblica che, come tutti sanno, è l’alternativa giurisdizionale del ricorso al TAR, depositato in Comune da 4 cittadini per essere trasmesso a Roma.
3. Il regolamento per la casa delle Associazioni che esclude chi osa contestare l’operato del lìderminimo.

Ovviamente il megalosindaco non si lascia sfuggire l’occasione e anche alla consigliera (che ha nel frattempo abbandonato l’aula) risponde con un veleno rivelatore, forse memore dell’illusione coltivata quando all’insediamento del secondo mandato, auspicava un’opposizione “costruttiva” pregustando magari un consociativismo edilizio?

Addirittura nella sua sprezzante invettiva accusa la minoranza di essersi presentata inizialmente unita ma subito disgregandosi in correnti e gruppi rappresentanti se stessi.

Senza rendersi conto che uno di questi è la bandierina ondivaga del dòtor la cui faccia di bronzo ascolta impassibile gli altrui interventi prima della sua personalissima apoteosi, quando il megalo, ringraziando la propria maggioranza viene acclamato dagli applausi partiti proprio dal giano anfibolico, del tutto ignaro, porello, del significato di parole come coerenza e lealtà, fedele evidentemente solo alla propria ambizione (ricordate un paio di mesi fa? sarò il primo sindaco straniero di gaiarine!) e alla poltrona sulla quale poggiare il fondoschiena.

Davvero ‘sto dotòr rappresenta un raro ma riuscito esempio di integrazione; peccato che il modello sia quello della peggior italia dei voltagabbana e degli opportunisti.

Uff..

non ragioniam più di costui, ma guardiamo e passiamo.

E io, che riguardai, vidi una ’ndegna
che girando correva tanto ratta,
che d’ogne bassezza ognor s’ingegna;

era la maggioranza uscente di lunga tratta
di anni, ch’i’ non averei creduto
che tracotanza tanta n’avesse disfatta.

Poscia ch’io v’ebbi sol un riconosciuto,
vidi e conobbi un turacciol, ossia colui
che fece del comune gran rifiuto.

Incontanente intesi e certo fui
che questa era la setta d’i cattivi,
a Dio spiacenti e a’ nemici sui.

ma lasciamo al sommo gli alambicchi suoi,
che in quel di gaiarine ce li grattiamo noi…

siamo all’epilogo, l’ultimo punto scivola via quasi inosservato con il consigliere golfista che bofonchia sospirando di un suo mancato contributo e augura buona fortuna ai futuri amministratori.

è la fine.

e speriamo lo sia davvero, termine definitivo del peggio per questo comune e si possa finalmente riùscir a rivedere le stelle.

Condivi
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Si è solo demolito

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Ho letto su FB (Insieme per il bene comune)  il vostro commento (del candidato sindaco Stefano Andreetta?) relativo all’articolo apparso sulla Tribuna di Treviso dell’8 c.m..

Sono rimasto allibito dalla frase” L’idea di sistemare i due incroci non è comunque sbagliata di per se (non c’è ancora il progetto, si è solo demolito)”

Con quell’inciso “si è solo demolito” voi avvallate l’operato dell’amministrazione in carica, cioè la demolizione di due fabbricati, che se pur disabitati da anni,  erano  identificativi di quel  poco di centro storico che ancora rimane a  Francenigo.

La logica, da voi accettata, che sta alla base di  queste due demolizioni magari mascherate  dalla scusa di  realizzare  un marciapiede o una piazzetta, è quella di “far posto” al traffico veicolare.

Noi abbiamo un’altra visione dei centri storici. Per noi debbono conservare la loro identità e le loro peculiarità urbanistiche, debbono diventare dei luoghi vivibili, possibilmente con poco traffico costretto, magari,  a diminuire la velocità (basterebbe girare l’Europa per capirne qualcosa di più).

Noi siamo per la difesa ad oltranza dei più deboli, anziani e bambini, che debbono diventare pedoni rassicurati, e se  saremo noi a governare questo comune, non avremo sicuramente bisogno, per difendere la loro incolumità, di demolire degli edifici e metterci   al posto di uno una rotonda  e al posto dell’altro il vuoto.

Mi chiedo se il non prendere posizione netta e contraria a queste  due demolizioni  non sia esattamente uguale all’obbiettivo  evidente che l’amministrazione uscente  voleva perseguire demolendo gli edifici  venti giorni prima delle elezioni: inseguire il consenso a tutti i costi anche distruggendo un paese.

Condivi
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Convocazione consiglio comunale Venerdì 16 Maggio 2014

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Il Consiglio Comunale è convocato per il giorno di Venerdì 16 Maggio 2014 alle ore 18.30 nella sala della sede municipale con il seguente ordine del giorno:

1. Approvazione verbali seduta del 4 aprile 2014 (dal n. 1 al n. 8);

2. Esame ed approvazione conto del bilancio dell’esercizio 2013;

3. Assenso all’uscita da piave servizi s.c.r.l. dei n.11 comuni soci appartenenti alla zona territoriale di operatività della società a.s.i. Spa mediante recesso consensuale dalla
compagine sociale e dai relativi atti regolanti il rapporto di direzione e coordinamento dell’omonimo gruppo contrattuale affidatario del servizio idrico Integrato
– deliberazioni inerenti e conseguenti.
Modifiche al patto parasociale tra i comuni soci di piave servizi s.c.r.l. e al contratto
di direzione e coordinamento – deliberazioni inerenti e conseguenti. Modifiche allo
statuto di piave servizi s.c.r.l. – Deliberazioni inerenti e conseguenti.

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E giù che vada!

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Lunedì scorso, 5 maggio, il nostro paese ha subito una nuova e dolorosa amputazione.

Un mostro d’acciaio si è messo all’opera, alle sette e trenta del mattino, senza essere contrastato da nessuno.

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Con metodo, voracità e gustandosi ogni singolo pezzo, questa volta, pian piano si è divorato la vecchia macelleria Carrer.
In poche ore qualcuno ha cancellato un bel po’ di storia.

Pur essendo disabitata da anni, rappresentava ancora un angolo caratteristico del nostro paese, tra via per Sacile e via del Palù.

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Dagli anni sessanta e per molti anni successivi fu la macelleria di Edo Carrer, prima di lui vi abitavano i “munaret” una famiglia Busetto trasferitasi a Treviso.

Macelleria famosa in  tutto il circondario; era non solo apprezzata dai nostri paesani ma anche da persone che venivano dai comuni limitrofi.
Nell’arco di 20/30 chilometri dire “la macelleria di Edo Carrer” significava dire Francenigo.

La processione del Venerdì Santo, quando veniva ancora fatta, percorreva  un tratto di via per Sacile, entrava in via del Palù, costeggiando la macelleria,  transitava davanti alle scuole elementari, attraversava l’Aralt sull’attuale ponte e  ritornando verso la chiesa  percorreva un tratto di via dei Fracassi, passando davanti all’altra macelleria, quella “Simoni”.

Ed era gara. Gara di lumini a cera nelle carte colorate,  sia sulle finestre ma anche all’interno dei negozi  sui  banconi, uno sfarfallio di luci che illuminavano le carni  appese ed esposte come mai accadeva lungo tutto il periodo dell’anno.
La macelleria  di Edo Carrer con le due vetrine, che si affacciavano sulle due strade, partiva sempre avvantaggiata  permettendole di abbondare nella merce esposta e  di “giocare” con le luci.

Ora c’è il vuoto.

Il vuoto che attanaglia il cuore è  una strana sensazione.

Fa dolore, ma fa anche forza.

Mette in moto la voglia di contrastare questa tanto pubblicizzata “continuità” che se  avvenisse sarebbe portatrice  di altre stupidi, ingiustificati, inutili e costosi interventi.

Dobbiamo dire basta.

Vogliamo e dobbiamo cambiare questo modo di amministrare.

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Un altro angolo del mio paese se ne è andato

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Un altro angolo del mio paese se ne è andato, sacrificato sull’altare della campagna elettorale, per lasciare il posto ad un luogo senza  memoria.

In questo modo angoli di memoria che identificano il paese vengono abbattuti.

Pian piano il mio paese, Francenigo, si trasformerà soltanto in una strada, una strada dove circoleranno meglio e più velocemente gli automezzi e dove i pedoni e ciclisti saranno sempre più in difficoltà.

Così, facilitandolo,  avremo un aumento del traffico con relativo aumento dell’inquinamento e del rumore.

E’ vero: il mio amato  paese non è un bel paese e non solo perché la parte centrale è situata lungo una strada, ma anche perché lungo di essa  compaiono parecchi edifici disabitati, fatiscenti, che necessiterebbero di essere ristrutturati. Ma si sa che in tempo di crisi economica questo è alquanto difficile.

E allora che cosa c’è di meglio che abbattere un edificio e al suo posto fare una rotonda e magari abbatterne un altro e al suo posto farne un’altra; se poi questo serve a “prendere” qualche voto in più, meglio ancora.

Così  a poco a poco l’identità del mio amato paese sarà per sempre perduta ed esso assumerà definitivamente l’identità di una “superstrada”.

Il vuoto riempirà la memoria.

Ma io  ricordo e ricorderò per sempre quella casa, la casa di Bepi Campaner, l’ultimo “campanaro” di  Francenigo, abbattuta Giovedì 24 Aprile del 2014 sull’altare della campagna elettorale e di una visione miope del futuro.Angolo-via-dei-Fracassi.jpgAngolo-via-Molino.jpg

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Il monumento che non c’è

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In occasione della ricorrenza del 25 aprile, Festa della Liberazione dall’occupazione nazifascista, davanti al Monumento di piazza Damiano Chiesa di Francenigo, l’amministrazione comunale commemora i propri concittadini caduti nelle guerre, accomunandoli nel ricordo ed esprimendo sentimenti di gratitudine nei confronti di chi, tra la nostra gente, ha dato la sua vita affinché fosse indipendente e libera quella dei propri cari, dei propri compaesani, dei propri connazionali.

Nel centro di ogni paese del nostro comune un cippo, un monumento o una lapide ricordano tutte quelle persone che, militari o civili, sono andati incontro al massimo sacrificio: è la memoria della comunità.

Così a Francenigo, a Gaiarine e a Campomolino; così sarebbe anche ad Albina se il suo monumento non fosse stato tolto dalla propria sede, in occasione del rifacimento della piazza terminato ormai da ben tre anni, senza che sia stato reso noto il motivo della rimozione, né l’attuale collocazione o i tempi del ripristino allo sguardo degli albinesi.

Proprio dai più anziani di loro, nostra memoria vivente, sappiamo che quella lapide, posizionata inizialmente sul lato della torre campanaria per ricordare i caduti della prima guerra mondiale, venne nel secondo dopoguerra ricollocata a terra estendendone la dedica ai caduti di tutte le guerre e ai dispersi della tragica campagna di Russia.

Ci sono leggi che tutelano e finanziano la conservazione e il recupero del patrimonio e delle vestigia della Grande guerra, perché non sia perduto il valore che essi esprimono nei confronti di chi è caduto e nei confronti delle generazioni successive e future.

Ma siamo convinti che, ben prima delle leggi, deve esserci la consapevolezza e la sensibilità di coltivare e perpetuare la memoria dei compianti concittadini con sentita riconoscenza per i valori che essi testimoniano.

Senza questa consapevolezza, acquisita e dimostrata nei fatti, le commemorazioni rimangono parole vuote

prima

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dopo

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Consiglio Comunale del 4 aprile 2014: la Cronaca

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ennesimo consiglio comunale veloce velocissimo, che ha messo in scena l’ormai risaputo copione, recitato da anni ormai..
l’inizio pressoché al completo (manca solo il consigliere Rosada per le note difficoltà di orario che però fa pervenire una lettera che il megalosindaco, anche se sollecitato da Antoniolli,  non vuole leggere e che invece voi potete leggere qui) vede un’interrogazione dei consiglieri polesmarco e scandoloseverino (vedi qui) e alla quale il megalosindaco risponde velocissimo tanto da non farci capire quasi nulla, si passa poi all’approvazione dei verbali precedenti, per i quali come in altre occasioni la minoranza presenta e fa verbalizzare la contestazione di alcuni di questi perché risultano largamente incompleti soprattutto per la parte della discussione poiché il segretario, evidentemente non solo inabile a stenografare ma anche incapace di appropriata sintesi che riesca a cogliere l’essenza degli interventi in aula, omette guarda caso soprattutto quelli della minoranza, a maggior ragione quando questa critica e puntualizza azioni e modalità della maggioranza nel suo comand.. pardòn, amministrare.
ovviamente al megalosindaco e ai suoi accoliti freguntubo, tanto meno al segretario/scribacchino che ligio al suo 32% di contratto pare applicarlo pure al verbalizzare, fatti salvi gli interventi scritti che, sollevandolo dalla faticosa incombenza (per la quale, ricordiamolo, è pagato profumatamente e con tanto di rimborsi benzina illegittimi), potrà comodamente allegare..
il consiglio procede con la solita modalità: il megalosindaco legge, il consigliere polesmarco chiede precisazioni, puntualizza e magari pure contesta, il bronzeo megalosindaco se ne sbatte, indice la votazione, fa approvare dalla sua masnada, alla quale si accoda, scodinzolando, il consigliere masih..
facendo sfoggio di tecnologia all’avanguardia nel presentare progetti ed elaborati con magnanima disponibilità il megalosindaco srotola e dispiega tavole progettuali e planimetrie allargando le braccine e scomparendo dietro ai disegni rivolgendosi al pubblico presente..
l’unico fuoriprogramma l’abbandono dell’aula di polesmarco e scandoloseverino, che dopo aver contestato inutilmente perequazioni di asfalto di fronte alla palestra vecchia/nuova, per la quale si battibecca per qualche minuto sui significati di parcheggio e di area verde, con l’inaspettato tentativo di intervento del vicesindaco alias assessore paolopresotto, che smozzica un paio di parole nel tentativo di sostenere le dichiarazioni del suo sindaco, si rifiutano di partecipare all’ennesimo successivo regalino propagandistico elettorale confezionato sottoforma di mc di capannone a un’azienda di calderano e una di gaiarine.. leggono a tal proposito una pesante dichiarazione di condanna (eccola qui)  su quella che è stata la modalità clientelare e opportunistica di gestire la cosa pubblica di questa amministrazione uscente, portando alcuni esempi che, facendo nomi e cognomi, smuovono dal torpore atavico alcuni consiglieri, portandone uno, tale peruchsilvano,  all’inaudito e clamoroso tentativo di intervento, con il quale cerca di chiedere spiegazione e approfondimento poiché a suo dire “chi è in sala potrebbe non capire”..
ma anni e anni di silenzio fanno cadere nel vuoto questo suo accorato appello, che viene completamente ignorato dai suoi contestatori ma anche dai suoi colleghi di maggioranza e dal megasindaco (lascia perder) .. chi è causa del mal suo pianga se stesso!

per quanto riguarda la minoranza finalmente una mossa di fierezza, alla quel troppe volte in passato ha rinunciato..
e a proposito di concessioni propagandistiche, se qualcuno ricorda la precedente tornata elettorale possiamo ben dire che il megalolupo perde il pelo (acquistando in peso) ma non il vizio (jesse et altri docet).. attendiamoci quindi ulteriori conigli dal cilindro nelle prossime settimane..

giusto per ridere (amaro) ricordiamo l’ennesima macchietta del dotòr che pur di intervenire chiede le cose più strampalate (ma quanti interventi fanno i volontari dei vigili del fuoco in un anno? ma di che colore è la faccia nascosta della luna?) che riescono a sbigottire perfino l’imperturbabile megalosindaco salvo poi votare immancabilmente a favore perché, parole sue, “eh, non si può mica essere sempre contro”.

“Niente mi disgusta quanto le persone che provano un sentimento di fratellanza perché hanno scoperto, l’una nell’altra, la medesima bassezza.
È una fratellanza viscida, alla quale non ambisco.”
Milan Kundera, Lo scherzo, 1967

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